Parassiti nel gatto
rivisto 17/05/2019
Le malattie indotte direttamente o indirettamente da parassiti sono numerose, spesso gravi e alcune trasmissibili anche agli umani: sono tutt'altro che un problema minore come spesso si tende a pensare specie in rifugi o per gatti che vivono liberi.
Per parassiti si intendono tutti quegli organismi che vivono "a spese" di un altro organismo, che cioè traggono gli elementi nutritivi a loro necessari dall'ospite causando a questo un danno biologico. L'ospite può essere permanente o temporaneo (passa da una specie o da un soggetto all'altro nel corso del proprio ciclo vitale) come obbligato o facoltativo (non può oppure può vivere senza l'ospite). In questa definizione di norma non rientrano batteri, funghi o virus anche se per alcuni aspetti sono assimilabili ai parassiti.
Quando si parla di parassiti/malattie di origine parassitaria ci si riferisce sostanzialmente agli endoparassiti e agli ectoparassiti. Gli endoparassiti sono organismi multicellulari (elminti cioè vermi) o unicellulari (protozoi, unicellulari eucarioti) che vivono all'interno dell'ospite; gli ectoparassiti sono insetti (fondamentalmente artropodi) che vivono sulla cute/pelo dell'ospite (pulci, acari, ecc.). Viene poi considerata una terza categoria (Vector Borne diseases) in cui rientrano protozoi, virus e batteri veicolati da ectoparassiti e altri insetti.
Le parassitosi, sono malattie trasmissibili i cui agenti eziologici sono gli endo/ectoparassiti o altri agenti patogeni trasmessi da questi; possono causare sintomatologie lievi, importanti o anche essere causa di morte per l'ospite. Molti agenti eziologi delle parassitosi sono ubiquitari mentre altri sono circoscritti a specifiche aree geografiche. Alcune di queste patologie interessano solo o primariamente determinate specie animali mentre altre possono avere un risvolto zoonosico che può essere più o meno rilevante a seconda dello stato dell'individuo (età, stato immunitario, condizioni igieniche, ecc.).
Un documento relativo alle zoonosi riscontrate in Italia è disponibile sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità: Zoonosi in Italia nel periodo 2009-2013; Graziani et al.; ISS.
La cura delle parassitosi e le misure preventive tese a limitarne la diffusione sono quindi estremamente importanti sia per salvaguardare la salute degli animali (in primis dei cuccioli), sia per contrastare le possibili zoonosi. È sempre bene ricordare che le malattie di origine parassitaria sono tra le principali cause di morte nell'uomo in molte aree del mondo.
Le misure da mettere sempre in atto sono:
- le misure igieniche di base che consistono in primis nella raccolta regolare delle feci e possibilmente nella disinfezione periodica degli ambienti;
- l'utilizzo di alimenti industriali o comunque di cibi cotti e l'accesso ad acqua pulita.
Come accennato molte forme di parassitosi sono ubiquitarie ed interessano la quasi totalità della popolazione mentre altre sono molto rare o presenti solo in determinate aree geografiche: è quindi fondamentale una valutazione del rischio ed in particolare:
- la valutazione del rischio ambientale: se il gatto vive in casa o all'aperto, da solo o con altri animali domestici; se ha o meno possibilità di cacciare; se ha possibilità di accedere a scarti di macellazione o pescato e/o entrare in contatto con bovini, ovo-caprini, ecc.; se sono presenti o meno zanzare/zecche nella zona, ecc.;
- la valutazione del rischio soggettivo: l'età, la provenienza dell'animale, il suo stato immunitario, la presenza di altre patologie;
- la valutazione del rischio di contagio: è evidente che le possibilità di contagio e reinfezione sono legate al numero di gatti (e/o cani) presenti nell'ambiente, al fatto che vivano al chiuso o abbiano accesso all'esterno.
Rifugi
Nei rifugi o comunque in ambienti che vedono la convivenza di molti animali l'approccio e il controllo delle parassitosi è particolarmente problematico. Queste sono alcune indicazioni essenziali.
- in un ambiente con molti gatti il problema è di molto amplificato per via della continua possibilità di reinfezione conseguente alla difficoltà di eradicazione dei parassiti in tutto il loro ciclo di vita (uova, larve, ecc.). Quindi i trattamenti devono essere periodici perché non si può assumere che un determinato parassita sia stato debellato a maggior ragione quando convivono soggetti domestici e quindi trattabili con soggetti selvatici.
- Anche per quanto riguarda i parassiti (oltre che per le altre malattie infettive) è importante un periodo di quarantena per i nuovi ingressi. I gatti in ingresso vanno sottoposti ad un trattamento completo per tutti i principali parassiti e cioè endoparassiti gastroenterici, nematodi polmonari, ectoparassiti.
- Bisogna tenere presente che gli antiparassitari più comuni presentano un buon profilo di sicurezza e tollerabilità e che le rare reazioni avverse riportate sono di lieve entità e consistono solitamente in scialorrea e disturbi gastroenterici di moderata rilevanza. Ciò non toglie che bisogna sempre prestare attenzione alla scelta dei prodotti utilizzati, al dosaggio, alla frequenza di somministrazione. Questo vale sempre ma in particolare per i cuccioli: mai somministrare antiparassitari a soggetti di età inferiore alle 12 settimane senza prima averne verificato il profilo di sicurezza
- I cuccioli devono essere trattati - a prescindere - sia perché la prevalenza delle infestazioni da elminti ed ectoparassiti è altissima (sopratutto nei gattini recuperati da colonie), sia perché le conseguenze di un mancato o ritardato trattamento possono essere fatali.
- La diagnosi delle parassitosi si ottiene generalmente per osservazione (ectoparassiti), tramite esame coprologico (flottazione, centrifugazione, tecnica di Baermann, ecc.) o altre tecniche di laboratorio per individuare Ag o Ab su sangue o feci (es. PCR). Bisogna tenere presente che gli esami coprologici si basano sulla ricerca di uova o larve nelle feci, che l'escrezione non è costante e non sempre è possibile individuarle dal campione per varie ragioni (quantità ridotta, campione di feci liquide, conservazione non corretta). Un esame coprologico affidabile dovrebbe quindi sempre essere effettuato su più campioni raccolti in giorni diversi altrimenti la probabilità di falsi negativi diventa molto alta.
- In generale, e per le forme più diffuse (nematodi intestinali, coccidiosi comuni, pulci) ha senso intraprendere il percorso diagnostico focalizzato sul caso particolare e non sulla generalità dei casi: cioè gli animali vanno tutti trattati periodicamente "a prescindere" e si indaga solo sui casi che "malgrado i trattamenti" presentano sintomi riconducibili ad una parassitosi. Una diagnosi precisa è ovviamente necessaria quando si sospettano infestazioni che richiedono trattamenti prolungati, con farmaci "importanti" o extra-label.
Distretti/organi colpiti dai parassiti
In questo prospetto si presentano schematicamente i distretti/organi che vengono primariamente interessati dai diversi tipi di parassiti.
A grandi linee le infezioni da endoparassiti (elminti e protozoi) colpiscono principalmente il sistema gastroenterico (intestino, stomaco e più raramente fegato) ma anche polmoni e cuore. Gli ectoparassiti provocano danni a cute e orecchie, le malattie portate da vettori (vector-borne) attaccano le cellule del sangue o provocano sintomatologie sistemiche.
La schematizzazione proposta ha un valore puramente orientativo e di massima: un patogeno attacca di preferenza un organo ma non è detto che i sintomi siano sempre direttamente riferibili a quell'organo o a quel distretto: quella proposta è una schematizzazione e come tale va intesa.
Bisogna poi tenere presente alcune cose: i sintomi variano di molto in relazione all'età, allo stato immunitario dell'animale, alle condizioni generali e ambientali, alla presenza di più infezioni concomitanti.
Inoltre non c'è sempre un rapporto uno a uno tra infezione e malattia, anche quando l'infezione è diagnosticata con certezza. Ad esempio una coccidiosi può essere causa di diarrea ma non è detto che - in quello specifico caso - i coccidi ne siano la causa: possono esserci infezioni batteriche, virali o altre patologie concomitanti che concorrono o determinano la sintomatologia sul caso specifico.
Sistema gastroenterico
I sintomi a carico del sistema gastroenterico (diarrea in primis) sono causate primariamente da elminti (in particolare nematodi) e da alcune specie di protozoi (coccidi, giardia, ecc). Si tratta di infestazioni molto comuni e diffuse sopratutto nei cuccioli dove possono essere causa di morte se non trattate tempestivamente. Le infezioni da questi organismi comportano un danneggiamento dell'epitelio intestinale che causa diarrea (con conseguente disidratazione e ipoalbuminemia) ma anche vomito, dolori addominali, lieve anemia (dovuta al consumo di sangue da parte di alcune specie di elminti e/o perdita di sangue nelle feci) e, in alcuni casi gravi, a sintomi di carattere neurologico quali tremori, convulsioni, iperestesie (ipersensibilità cutanea) e nistagmo (movimento involontario degli occhi).
Alcuni parassiti si insediano specificatamente nello stomaco e ci sono rari casi di parassiti che interessano il fegato e che vengono inclusi in questa schematizzazione.
Sangue
I parassiti del sangue sono protozoi intracellulari o batteri che infettano principalmente i globuli rossi causando emolisi (distruzione degli eritrocitici) in modo diretto e/o indiretto (per via della reazione immunitaria). Da qui l'anemia, l'ittero (la sclera dell'occhio e l'interno delle orecchie assumono un colore giallastro), la presenza di bilirubina nelle urine (bilirubinuria, urine di colore giallo intenso). Il gatto presenta depressione, letargia, anoressia e/o ipertermia. L'anemia si evidenzia dal pallore delle mucose.
I parassiti che provocano questi sintomi sono in genere trasmessi da zecche o altri artropodi. Tra questi vanno ricordati: mycoplasma, babesia, cytauxon (raro).
Le infestazioni da endo ed ectoparassiti possono anche essere causa di eosinofilia (aumento, anche imponente degli eosinofili); altri parassiti infettano i leucociti.
Da non dimenticare che le miasi e le infestazioni da pulci, specie massive e/o su cuccioli, possono anche essere causa di anemie.
Cuore e grandi vari polmonari
Si tratta di larve (microfilarie) che, veicolate da alcune specie di zanzare, penetrano attraverso la cute e si localizzano all'interno del cuore e dei grossi vasi polmonari sviluppandosi fino a raggiungere una lunghezza di decine di centimetri. la presenza di questi vermi (Dirofilaria immitis) è causa innanzitutto di un danno meccanico da ostruzione, di una reazione infiammatoria a carico delle pareti interne delle arterie (endoarterite) e lesioni infiltrative da eosinofili.
La filariosi colpisce prevalentemenete i cani ma che può interessare anche i gatti sebbene difficilmente le microfilarie raggiungono la fase di sviluppo completo e quindi provochino danni importanti. I sintomi sono subdoli e aspecifici: tosse, attacchi di simil-asma, anoressia, vomito intermittente, perdita di peso; raramente anche difficoltà di movimento, convulsioni, versamento. Possono esserci crisi respiratorie acute con esito fatale.
La pericolosità di questi parassiti sta nel fatto che non c'è un trattamento contro le filarie adulte, quindi, nelle zone endemiche l'unico forma di protezione efficace è la profilassi.
Polmoni
Alcuni nematodi (strongili in primis ma recentemente sono state individuate altre specie) possono causare di pericolose infestazioni polmonari che se non trattate possono essere letali. Le larve entrano nell'ospite tramite l'ingestione di lumache, lucertole, roditori (ma probabilmente ci sono altre vie di trasmissione) e dallo stomaco raggiungono la cavità toracica dove si insediano nei dotti alveolari. Deperimento, tosse, dispnea, sibili polmonari sono i sintomi non sempre evidenti di questa parassitosi. L'immagine radiografica evidenzia noduli e opacità multifocali aspecifici. La presenza di questi parassiti può essere diagnosticata attraverso un esame feci con tecnica di Baermann (da effettuare sempre su più campioni e comunque possono esserci non rari falsi negativi).
Sistema nervoso/cervello
Molte forme di parassitosi in stadio avanzato e/o sui cuccioli possono essere causa di sintomatologie neurologiche secondarie a stati settici.
L'infezione da Toxoplasma gondii, sebbene normalmente sia asintomatica, ha la caratteristica di poter presentare sintomi a carico del SNC quali tremiti, convulsioni, atassia oltre a enterite, linfoadenopatia meseraica, polmonite.
Alcune specie di zecche, per via delle neurotossine che introducono nell'ospite possono provocare paralisi progressive e coma.
Alcune specie di larve di mosca possono provocare encefalite.
Pelo, cute, derma
Tra le patologie dermatologiche di origine parassitaria vanno ricordate le diverse forme di rogna (rogna sarcoptica e demodettica) entrambe sostenute da acari; perdita di pelo e prurito causate da pulci e pidocchi; le miasi dove le larve di mosca possono penetrare nello strato sottocutaneo, le lesioni da cuterebra. Le pulci possono essere causa di importanti dermatiti di natura allergica (DAP) che causano forte prurito e conseguente autotraumatismo con lesioni diffuse specialmente sull'area dorsale e sul collo.
Orecchio
Gli acari (oltre a batteri, funghi, ecc) sono spesso causa di otiti esterne e otiti medie/interne: i patogeni sono causa di una eccessiva produzione di cerume da parte delle ghiandole situate nel canale auricolare e la conseguente formazione di tessuto fibrotico. Questo causa prurito, dolore ed arrossamento che, cronicizzandosi, spesso evolve in otite media e interna con rottura del timpano e interessamento della bolla timpanica. Si tratta di patologie importanti che non causano solo dolore, scuotimenti del capo, grattamento ossessivo dei padiglioni auricolari, ma anche difficoltà di coordinamento motorio, testa ruotata, sindrome di Horner caratterizzata da anisocoria (pupille di diametro diverso), enoftalmo (spostamento del globo oculare verso l'interno), protrusione della terza palpebra. Per queste forme di otite, che possono essere mono o bilaterali, spesso il trattamento farmacologico non è sufficiente ed è necessario l'intervento chirugico.
Occhio
Un particolare tipo di nematode, Thelazia spp, si può insediare nel sacco congiuntivale e causare congiuntiviti, aumento della lacrimazione, cheratite e ulcerazioni. Il trattamento di prima scelta consiste nell'asportazione fisica di questi vermi.
Parassiti (classificazione)
I parassiti vengono primariamente classificati in due categorie: gli endoparassiti che comprendono tutti quegli organismi che vivono all'interno e "a spese" dell'ospite e gli ectoparassiti che comprendono tutti quelli che vivono, sempre, in parte od occasionalmente sul corpo dell'ospite.
Nella categoria degli endoparassiti troviamo le varie specie di elminti (vermi) e i protozoi, mentre gli ectoparassiti sono essenzialmente artropodi: pulci, acari, zecce, ecc. Si riporta poi un'ulteriore categoria, quella che in inglese viene definita come "Vector-borne diseases" che comprende batteri e protozoi che sono veicolati da zecche e altri insetti (es. zanzare).
Da notare che esistono anche altri organismi (alcune specie di batteri, funghi, protozoi) che vivono in mutualismo con animali o vegetali e si distinguono in saprofiti (che si nutrono di materia organica in decomposizione/non utile all'ospite quali ad esempio i licheni o i batteri che concorrono alla flora intestinale) e simbionti, organismi che vivono in simbiosi obbligata o meno tra loro. La caratteristica fondamentale è che il rapporto mutualistico o simbiotico tra questi organismi è di reciproco vantaggio/non danno mentre i parassiti provocano sempre un danno biologico all'ospite.
I parassiti hanno un ciclo di vita molto complesso e in molti casi cambiano ospite in relazione ad una particolare fase della loro esistenza quindi si parla di ospite intermedio e ospite finale. In questa breve trattazione, per semplicità, non si affrontano questi aspetti.
Ectoparassiti
Gli artropodi costituiscono un grande insieme organismi animali dotati di arti snodabili su un corpo variamente segmentato sostenuto da un esoscheletro; dispongono di una cefalizzazione diversamente sviluppata con elementi neurali e recettori sensoriali. Sono artropodi i crostacei (granchi, aragoste, gamberetti, ecc), gli aracnidi (ragni, scorpioni, zecche, acari) e gli insetti (mosche, moscerini, zanzare, pulci, pidocchi, ecc.): si parla di oltre un milione di specie di insetti tra cui oltre 50.000 di aracnidi.
Gli artropodi sono sessuati e utilizzano diverse tecniche di accoppiamento. Dalle uova si sviluppa l'organismo adulto seguendo due percorsi distinti. Un primo meccanismo è quello della metamorfosi completa, che attraverso il passaggio in larva e pupa porta ad un organismo completamente diverso (è il caso di mosche e pulci); il secondo è quello della metamorfosi incompleta, dove l'organismo raggiunge la sua forma adulta attraverso un passaggio in larva e ninfa mantenendo e sviluppando caratteristiche morfologiche simili (è il caso delle zecche).
Molte specie di artropodi sono ematofaghe (si nutrono di sangue) mentre altre sono istofaghe (si nutrono di tessuto). I possibili modi di trasmissione sono i seguenti:
- trasmissione diretta: cioè per contatto diretto tra gli animali ospiti o quando gli animali condividono il giaciglio, coperte, ecc. Larve, ninfe od adulti possono passare da un ospite all'altro per contatto diretto o prossimità (è il caso di pulci ed acari).
- trasmissione per ricerca attiva dell'ospite da parte dell'adulto: gli insetti alati (mosche, zanzare) cercano l'ospite per procurarsi il cibo e/o per deporvi le uova dove queste si schiudono e si nutrono / insediano nei tessuti (es miasi, cuterebra)
- trasmissione per ricerca attiva dell'ospite da parte delle larve: sono le larve che attraverso la vegetazione raggiungono l'ospite e si insediano per l'intera loro vita (alcune zecche) oppure se ne staccano dopo un periodo per ritornare al suolo, effettuare la muta e poi cercare un altro ospite in forma di ninfe o adulti (altri tipi di zecche a due o più ospiti)
Con ectoparassiti o parassiti esterni si intendono quindi diverse specie di artropodi che tassonomicamente appartengono alla sottoclasse degli acari (zecche e acari) e a quella dei insetti (pulci, pidocchi, zanzare, mosche e flebotomi).
I disordini causati da questi parassiti sono essenzialmente riconducibili a lesioni cutanee, all'induzione di risposte immunopatologiche ed essere vettori di altri agenti patogeni. Le lesioni cutanee possono indurre sovrainfezioni batteriche o fungine secondarie; le risposte immunitarie indotte, conseguenti all'inoculazione di saliva da parte delle pulci possono condurre a reazioni allergiche importanti; le infestazioni massive possono essere gravissime nei cuccioli; può esserci anemia causata da artropodi ematofagi ed infine i patogeni trasmessi (vector-borne diseases) possono causare danni più seri dell'infestazione in se stessa.
Da non sottovalutare il potenziale zoonotico di alcuni di questi parassiti.
Pulci
Esistono più di 2200 specie di pulci(1) ma solo alcune, ed in particolare la specie Ctenocephalides felis è infestante per i gatti. Le pulci non causano solo prurito e fastidio: sono causa di serie forme allergiche, sono vettori di diversi patogeni (es. Bartonella) e ospite intermedio per diverse specie di nematodi (filaridi e cestodi). Specie nei cuccioli, le infestazioni da pulci possono causare anemia.
Le pulci provocano non solo prurito (e conseguenti lesioni da grattamento e leccamento) ma anche irritazione e sono responsabili della DAP, Dermatite Allergica da Pulci (o FAD in inglese). Questa patologia, che è provocata da una reazione indotta a componenti della saliva che le pulci iniettano con i loro morsi per nutrirsi, si manifesta in modo più o meno importante a seconda della sensibilità dell'animale e alla presenza concomitante di altre patologie dermatologiche. Negli animali non allergici si hanno semplicemente grattamenti conseguenti al fastidio provocato dai morsi. Negli animali allergici si formano papule che diventano crostose (dermatite miliare), rush eczematoso presenti sopratutto sul collo, sulla schiena e sul muso. Grattamenti e leccamenti ossessivi causano ulteriori danni e favoriscono l'instaurarsi di infezioni batteriche secondarie. Gli animali con DAP importanti possono presentare anche una marcata eosinofilia.
Le pulci sono ematofagi e una femmina adulta può consumare fino a 13.6 µL di sangue al giorno: ciò significa che un centinaio di pulci comportano consumo giornaliero di sangue pari a quello necessario per un emocromo. È evidente che, specie in un cucciolo, una infestazione massiva possa causare anemia.
Le infestazioni da pulci sono controllabili con regolare profilassi. I trattamenti disponibili sono topici od orali e alcune formulazioni commerciali sono efficaci anche verso altri parassiti. È importante anche la dinfestazione degli ambienti, con particolare attenzione a tappeti e moquette dove possono annidarsi le uova. Inoltre il trattamento deve essere regolare sia per coprire l'intero ciclo di questi parassiti (le uova deposte nell'ambiente possono reinfestare l'animale) sia per prevenire reinfezioni causate dalla presenza di altri animali o altre cause: ciò vale anche per animali in appartamento.
Pidocchi
I pidocchi sono degli ectoparassiti obbligati e vengono suddivisi in due categorie: masticatori (ordine Mallophaga) e succhiatori (ordine Anoplura) ma vi è solo una sola specie che può infestare il gatto: Felicula subrostratus appartenente al sottordine dei masticatori. I pidocchi del gatto sono specie-specifici (quindi non possono essere trasmessi all'uomo e/o ai cani), le infestazioni massive riguardano solitamente animali debilitati, cuccioli o anziani. Questi parassiti compiono l'intero ciclo vitale sulla cute e tra i peli dell'ospite; si trasmettono per contatto o attraverso il contatto con indumenti, coperte, spazzole contaminate. Nell'ambiente non sopravvivono a lungo (solo alcuni giorni).
La pediculosi (infestazione da pidocchi) provoca prurito anche intenso con le conseguenze connesse all'autotraumatismo indotto, qualche volta alopecia. Occasionalmente, e in presenza di infestazioni massive può anche causare anemia. In medicina umana i pidocchi vengono considerati vettori per importanti malattie (ad es. il tifo) ma non ci sono altrettanti riscontri relativamente alle specie di interesse per gli animali domestici.
I prodotti a base di piretrine e piretroidi NON vanno assolutamente usati sui gatti perché fortemente tossici. Sono altrettanto validi trattamenti a base di fipronil, imidacloprid e selamectin.
Zecche
Le zecche sono degli ectoparassiti ematofagi obbligati molto diffusi tra i vertebrati. Le zecche sono classificate come una sottofamiglia degli aracnidi e sono seconde solo alle zanzare come vettori di una grande varietà di organismi infettivi per l'uomo e gli animali (vector borne diseases).
Le zecche si differenziano in due classi: Ixodae o "zecche dure" e Argasidae o "zecche molli" che si distinguono sul piano morfologico, comportamentale e del ciclo di vita; tra le circa 850 specie di zecche descritte solo quattro interessano il gatto, di cui tre appartengono al gruppo delle Ixodae (Amblyomma, Dermacentor e Ixodes) e solo la specie Otobius a quello della Argasidae.
Le zecche provocano prurito e irritazione nel sito di attacco e possono causare anemia per via del sangue che succhiano. Possono dare luogo ad ipersensibilità allergica come a shock tossici gravi. Alcuni tipi di zecche, presenti sopratutto in Australia e Nord America (Ixodes holocyclus, Dermacetor spp.) possono indurre una paralisi progressiva per via dell'inoculazione di neurotossine. Nell'arco di alcuni giorni si evidenzia debolezza degli arti a partire dai posteriori, incoordinazione e tetraplegia. La paralisi è progressiva(2) e si può arrivare al coma e alla morte. Ad esclusione delle terapie di supporto non ci sono trattamenti / antidoti specifici.
La pericolosità delle zecche non è solo riconducibile al danno diretto che provocano ma per via dei patogeni di cui sono vettori. Normalmente solo certe specie possono portare certi patogeni anche se recentemente si è vista una certa variabilità nella capacitaà di una specie di essere portatrice di diversi patogeni; in generale tutte le specie di Ixodae andrebbero considerate potenziali vettori. Alcuni patogeni come Ehrlichia spp e Rickettsia spp sono trasmessi entro le 3, 6 ore da quando la zecca si attacca all'ospite, in altri casi (Borelia burgdorferi) devono trascorrere uno, due giorni prima che l'ospite si infetti.
Tra le malattie veicolate dalle zecche si ricordano: ehrlichiosi, rickettiosi, cytauxoonosi, tularemia, hepatozoonosi, anaplasmosi, borreliosi (nell'uomo nota come malattia di Lyme), babebiosi. Queste malattie vengono trattate nella sezione "vector-borne diseases".
Le zecche vanno rimosse immediatamente senza aspettare che si distacchino da sole. Si deve afferrare la zecca con un paio di pinzette il più vicino possibile alla pelle e cercare di staccarla esercitando una pressione costante. Evitare, per quanto possibile che l'apparato buccale resti attaccato alla cute: nel caso non sia possibile rimuoverlo meglio lasciarlo stare. Non usare alcool, oli o altre sostanze. Evitare di schiacciare la zecca con le dita in quanto ciò può favorire la trasmissione dei patogeni attraverso abrasioni della cute. Dopo aver rimosso la zecca disinfettare le dita e la zona della pelle del gatto con alcool o disinfettanti a base di iodio.
Sopratutto prevenire con la profilassi opportuna.
Acari
Con poche eccezioni gli acari del cane e del gatto sono specie-specifici (cioè non si trasmettono tra specie diverse). Gli acari sono responsabili di diverse patologie cutanee (rogna, scabbia, ecc) e di importanti affezioni alle orecchie e, nei cani, al naso (Pneumonyssoides caninum).
Alcune specie di acari sono responsabili di diversi tipi di rogna: la rogna sarcoptica (scabbia) e la demodicosi (rogna demodettica o rogna rossa); sono entrambe rare nel gatto ma molto contagiose per gli umani. Nel gatto si ha più comunemente la rogna notoedrica (scabbia felina) e la rogna otodettica che è causa di otiti.
La rogna sarcoptica è sostenuta dalla specie Sarcoptes scabiei mentre la rogna demodettica è attribuibile alle specie Demodex cati o Demodex spp. Entrambe queste forme sono rare nel gatto. Le lesioni (eritema, desquamazione, alopecia, piodermite, iperemia, ecc) possono essere localizzate (muso, orecchie, gomiti come siti privilegiati) o estese a tutto il corpo. Le forme localizzate hanno in genere una risoluzione spontanea mentre quelle generalizzate devono essere trattate in modo topico e/o con farmaci sistemici.
La rogna notoedrica è causata dalla specie Notoedres cati, colpisce gatti e gattini ed è fortemente contagiosa. Causa prurito severo, provoca croste e alopecia principalmente su testa, orecchie e collo che possono diventare generalizzate. Queste forme possono essere trattate con selamectin e/o trattamenti topici.
La rogna otodetrica (otocariosi) è dovuta alla specie Otodectes cynotis ed è causa di otiti esterne che possono degenerare in otiti medie/interne severe con perforazione del timpano. I sintomi sono scuotimento del capo, testa ruotata, grattamento ossessivo delle orecchie, presenza di materiale ceruminoso nel canale esterno. la pulizia con agenti cerumolitici e trattamento con selamectin è efficace;in presenza di sospette perforazione del timpano verificare che le soluzioni usate non siano ototossiche. La risoluzione di otiti medie gravi è spesso chirurgica.
La cheyletiellosi è una ulteriore patologia dermatologica sostenuta da acari della specie Cheyletiella blakei. che può provocare croste dorsali o una generalizzata dermatite miliare (piccole crosticine diffuse e/o perdita di pelo); possono esserci portatori asintomatici. È infettiva per l'uomo e può essere trattata con selamectin(3).
La trombiculosi è sostenuta da acari delle specie Neotrombicula autumnalis. Questa infestazione è conseguenza dalla presenza di larve riconoscibili come piccoli puntini di colore arancio-rosso presenti sopratutto su testa, orecchie, zampe, ventre che danno un forte/intenso prurito e possono provocare reazione da ipersensibilità. In rari casi questo parassita può provocare congiuntiviti(4). Ne conseguono lesioni quali eritema, papule, escoriazioni, perdita di pelo e croste. Il controllo di questi parassiti è difficile per le continnue reinfestazioni; è efficace un trattamento topico ripetuto ogni 3-5 giorni con spray a base di fipronil.
Larve di mosca (miasi)
Le larve di mosca (Larval dipterans) possono svilupparsi nel tessuto sottocutaneo dei gatti formando colonie infestanti di vermi (miasi). Esistono due tipi di miasi: facoltative ed obbligate in relazione alla possibilità di sopravvivenza del parassita dall'ospite.
Nelle miasi facoltative le mosche adulte sono attratte da ferite aperte, lesioni cutanee, aree perianali sporche: condizioni comuni in animali feriti e/o debilitati che non provvedono alla pulizia personale. Qui le mosche depositano le uova che nell'arco di 24 ore si sviluppano in larve che si nutrono di cellule vive o necrotiche; penetrano nella cute formando lesioni anche di parecchi centimetri di lunghezza e attraggono altre mosche provocando un'infestazione secondaria. Se non trattato tempestivamente l'animale può morire di shock settico, intossicazione o infezione. Nei casi più gravi si possono contare centinaia di vermi.
In questi casi il trattamento consiste nel rasare la zona infestata, asportare fisicamente il maggior numero di larve possibile sia dalla cute che dal sottocute (in sedazione) e la somministrazione di ivermectina e/o trattamenti topici con selamectin o imidacloprid-moxidectin oltre a praticare le necessarie terapie di supporto.
Un'alternativa al trattamento con ivermectina, commercializzata solo per grandi animali, è l'uso del nitenpyram(5); l'uso sui gatti è indicato nel Plumb's Veterinary Drug Handbook.
Miasi importanti possono causare anemia e/o segni neurologici; una miasi se non trattata può essere letale.
Cuterebra (larva)
Si tratta di una infezione parassitaria obbligata sostenuta da un particolare tipo di mosca, la Cuterebra spp. Tramite il grooming (o più raramente da ferite aperte) gli animali ingeriscono le uova che migrano poi nel sottocute dove si sviluppano nell'arco di un mese, per poi cadere al suolo e svilupparsi in pupa (un'ulteriore fase del loro sviluppo). Le fistole causate da queste larve possono raggiungere il diametro di 1 cm. È utile coprire il poro di respirazione con vasellina prima di tentarne la rimozione meccanica evitando rotture della larva che può scatenare reazioni anafilattiche e/o infezioni secondarie. La fistola deve essere pulita con soluzione salina e guarisce, lentamente, per granulazione. Si somministra ivermectina, antistaminici e cortisonici.
In alcuni casi la cutenebra può migrare nel cervello e causare sintomi neurologici (convulsioni, movimento circolare, alterazioni del comportamento, cecità) noti come encelopatia ischemica felina: non risultano report di rimozione chirurgica delle larve in questi casi e gli unici trattamenti riportati sono quelli di supporto e sintomatici (es anticonvulsivanti) e ivermectina associata con antibiotici e cortisonici(6).
Endoparassiti
Con questo termine si intendono tutti quei parassiti che vivono all'interno dell'ospite e cioè elminti (vermi) e protozoi. Le infestazioni da elminti sono provocate da vermi intestinali (ascaridi/roundworms/vermi tondi, anchilostomi/hookworms, tenie/tapeworms/vermi piatti) e vermi non intestinali (heartworms/vermi cardiaci, lungworms/vermi polmonari, vermi sottocutanei e oculari).
I protozoi sono organismi unicellulari eucarioti eterotrofi (per nutrirsi utilizzano materiale organico dell'ospite) che possono essere extracellulari o intracellulari. Sono protozoi la Giardia, il Tritrichomonas, i coccidi (tra cui Toxoplasma) e gli emoparassiti.
Elminti
Gli elminti (comunemente conosciuti come "vermi") sono degli organismi invertebrati multicellulari eucarioti; molte specie vivono in ambienti terrestri o acquatici e molte altre sono parassiti che virtualmente infestano tutte le specie vertebrate. A differenza di batteri, protozoi, funghi, ecc, gli elminti non si riproducono nell'ospite: mutano e crescono all'interno di esso ed espellono uova/larve per infettare altri animali. Il danno causato dagli elminti è generalmente legato al loro numero ed ai distretti in cui sono localizzati; hanno uno sviluppo lento per cui è lento anche l'insorgere della patologia che può assumere carattere di cronicità. In diversi casi provocano un'infezione subclinica o asintomatica mentre altre volte risulta essere molto grave. I danni sono generalmente conseguenti ad ostruzione (es heartworms), infiammazione, edema, anemia da consumo, occupazione di spazio e conseguente malfunzionamento degli organi.
Il ciclo di vita degli elminti si distingue in tre fasi: uova, larve nei diversi stati L1, L2, ecc. ed adulti che infestano l'ospite definitivo, mentre negli stadi larvali possono vivere nell'ambiente oppure parassitare invertebrati od ospiti intermedi. La trasmissione avviene nei modi seguenti:
- trasmissione oro-fecale: uova o larve vengono espulse attraverso le feci e ingerite da un secondo ospite attaverso acqua/cibo contaminato; da qui possono infestare direttamente l'intestino o trasmigrare in altri distretti (es polmonare)
- trasmissione transdermale: le larve infettive contaminano il suolo (geo-elminti) e possono penetrare nell'ospite attraverso la cute (può succedere anche per gli esseri umani - toxocariasi) per poi migrare nell'intestino dove si sviluppano
- trasmissione "vector-borne": elminti allo stato larvale che passano ad altro ospite veicolati da artropodi che si nutrono di sangue
- trasmissione predatore-preda: si tratta di cisti (larve incistate) presenti nei tessuti di un vertebrato o invertebrato preda che passano attraverso le loro carni al predatore (es tenia, echinococco)
Gli elminti infestano principalmente il sistema gastroenterico (intestino, stomaco e fegato), i polmoni, più raramente (nei gatti) il cuore; in alcuni casi provocano anemie e possono infestare anche l'occhio. In rarissimi casi, a seguito di migrazioni possono interessare il CNS (midollo e cervello). Tra questi: ascaridi, filaridi, metastrongili(7).
Gli elminti di interesse nel gatto appartengono alla classe dei nematodi e dei cestodi (i trematodi non rivestono particolare interesse clinico o sono molto rari). I nematodi si distinguono a loro volta in ascaridi (o roundworms/vermi tondi) e ancilostomi (hookworms) che interessano il sistema gastroenterico; ci sono poi i vermi cardiaci e polmonari (heartworms e lungworms), la telazia che colpisce l'occhio. Tra i cestodi, che interessano sempre il sistema gastroenterico, la tenia e l'echinocco.
Non ci sono dati consolidati relativi alla eventuale resistenza ai farmaci normalmente usati per il trattamento degli elminti (antielmintici) tuttavia è bene, specie nei gattili, quando i trattamenti sono frequenti e sempre con lo stesso tipo di farmaco, effettuare dei controlli tali da verificare l'efficacia del trattamento attraverso il conteggio delle uova presenti nei campioni di feci.
Le tecnica diagnostica generalmente valida per la rilevazione degli elminti è l'esame coprologico per flottazione o centrifugazione; va però ricordato che in alcuni casi il tradizionale esame delle feci non è significativo (vermi residenti nello stomaco), in altri è necessario applicare, sempre sulle feci, la tecnica di Baermann (strongili) o ancora è necessario un esame del sangue (filariosi). In ogni caso un singolo esame delle feci negativo può non essere di per sé indicativo (possibilità di falsi negativi): è buona norma utilizzare sempre più campioni.
In caso si sospetti la presenza di elminti l'animale può essere trattato comunque, senza effettuare esami, in quanto i trattamenti sono sicuri e ben tollerati.
Nematodi, ascaridi (roundworms)
Questi vermi, in particolare Toxocara cati e Toxocaris leonina che infestano comunemente i cuccioli sono molto pericolosi quando non letali. I cuccioli di cane possono acquisire questi parassiti (T. canis) direttamente in utero o con l'allattamento quindi risultano già infetti prima che sia possibile un esame delle feci. Nei gattini l'infezione prenatale non si verifica ma il trattamento può comunque iniziare dalla terza settimana, ripetuto ogni 15 gg fino ai 2 mesi e mezzo per poi continuare a cadenza mensile fino ai 6 mesi. Anche le madri vanno trattate.
Nei cuccioli questi parassiti non provocano solo diarrea (spesso con muco) e quindi disidratazione e rallentamento dell'accrescimento, ma anche vomito e polmoniti eosinofiliche associate a tosse. La trasmissione avviene per ingestione di uova larvate presenti in ambienti contaminati o per predazione di altri animali infetti. Le larve di Toxocara spp migrano velocemente attraverso il fegato e i polmoni per poi ritornare nel piccolo intestino dove si sviluppano in vermi adulti: sopratutto nei cuccioli possono causare patologie polmonari(8).
Nei gatti adulti le infestazioni da Toxocara spp raramente provocano una sintomatologia importante, per cui possono essere evidenziati solo da un esame delle feci: in ogni caso è consigliabile una profilassi a cadenza almeno trimestrale (meglio mensile) per contenere il rischio di contaminazione ambientale anche perché questi parassiti possono passare all'uomo (toxocariasi).
Nematodi, ancilostomi (hookworms)
Gli ancilostomi sono piccoli nematodi della specie Ancylostoma tubaeforme, A. braziliense e Uncinaria stenocephala caratterizzati da un grande apparato buccale posizionato ad angolo rispetto al corpo (da cui il nome: "vermi uncinati"). Questi parassiti, che risiedono nel piccolo intestino, depositano le uova che vengono rilasciate nell'ambiente e l'infezione avviene per ingestione delle larve L3, attraverso la predazione o attraverso la penetrazione delle larve attraverso la cute (causando eritemi e prurito specie specialmente nello spazio tra le dita delle zampe). Migrano poi nei polmoni, nei bronchi e nella trachea dove, tramite la tosse vengono poi inghiottite e raggiungono l'intestino dove si sviluppano e producono le uova.
Tutti gli ancilostomi hanno la caratteristica di essere avidi succhiatori di sangue causando anemia, lesioni alla mucosa intestinale e conseguentemente anoressia, deperimento, feci scure (melena). Possono causare anche enteriti emorragiche. Nei cuccioli un'infestazione massiva da A. tubaeforme può essere fatale.
Normalmente, ma non sempre, si sviluppa immunità a seguito dell'infezione. Nei casi gravi, specialmente nei cuccioli, si rendono necessarie cure di supporto: fluidoterapia, supplementazione di ferro, dieta iperproteica, possibile trasfusione. Queste infezioni si diagnosticano attraverso esami delle feci e sono trattabili con farmaci antielmintici.
Nematodi dello stomaco
Si tratta di due specie di nematodi che risiedono nello stomaco:
- Physaloptera spp:provocano gastrite, vomito cronico (anche in presenza di pochi vermi); l'infezione avviene per ingestione di insetti o piccoli carnivori che sono ospiti intermedi del parassita. La diagnosi si ha principalmente per gastroscopia, meno facilmente dall'esame delle feci. I vermi possono essere rimossi per via endoscopica cui deve però seguire un trattamento antielmintico; il farmaco di prima scelta è il pyrantel pamoate.
- Ollulanus tricuspis: infesta gatti ed altri felini; anche questo nematode si insedia nello stomaco e normalmente non causa segni clinici. Solo in caso di infestazioni massive causa gastriti e vomito. Si diagnostica dall'esame del contenuto dello stomaco e/o del vomito; l'esame delle feci non è significativo. Viene trattato con fenbendazolo
Cestodi, tenia, echinocco (tapeworms)
Esistono alcune specie di cestodi (tapeworms) che possono infettare i gatti e generalmente non sono o sono poco patogene.
I gatti che non cacciano e che vengono alimentati con cibi industriali possono primariamente infettarsi di Dipylidium caninum attraverso l'ingestione di pulci; gatti che sono liberi di cacciare possono anche infettarsi di Taenia taeniaeformis. A differenza dei cani, i gatti non sono una importante fonte di trasmissione in quanto non espellono uova attraverso le feci.
La localizzazione delle tenie è intestinale (piccolo intestino); i gatti sono ospite finale di questi parassiti. I sintomi possono essere malessere, irritabilità, pelo arruffato, coliche e lieve diarrea; raramente si segnala cachessia, intossicazione, blocco intestinale e convulsioni. La diagnosi si ha dalla rilevazione delle proglottidi (segmenti del verme) nelle feci, o dalla PCR per la differenziazione delle specie. Per la terapia si utilizzano fenbendazolo, praziquantel ed epsiprantel.
I cestodi hanno una importanza in medicina umana ed in particolare la specie Echinococcus multilocularis è l'agente eziologico della echinococcosi (o idatidosi) di cui si distinguono due forme. L'echinococcosi cistica causata dalla forma larvale di E. granulosus che può avere un decorso benigno (raramente causa shock anafilattico per rottura delle cisti) e la forma alveolare causata da E. multilocularis che, sebbene più rara si presenta come una patologia multiorgano che può avere una mortalità molto alta se non riconosciuta e trattata adeguatamente.
Le principali specie di cestodi che possono infettare i gatti sono:
- Dipylidium caninum: possono raggiungere i 70 cm con uno spessore di 3 mm: trattati con praziquantel e epsiprantel; non danno sintomi specifici: diarrea o costipazione, perdita di peso, prurito nella zona anale
- Taenia taeniaeformis: arrivano a misurare anche gli 80 cm con uno spessore di 6 mm; trattati con praziquantel, epsiprantel e fenbendazolo. È la specie di maggior importanza in termini veterinari: causa sintomi analoghi ai precedenti e in genere lievi
- Echinococcus spp.: raro; le infezioni sono generalmente asintomatiche ma importanti per via della possibilità di trasmissione all'uomo. Questo parassita è presente anche in Italia e non è raro trovarlo in cani da pastore provenienti dalla Sardegna.
- Diphyllobothrium latum, Spirometra spp: sono cestodi piuttosto rari che richiedono due ospiti intermedi prima; cani e gatti possono acquisire l'infezione solo attraverso l'ingestione di prede infette. L'infezione da D. latum si acquisisce attraverso pesce fresco che a sua volta ha ingerito dei piccoli crostacei (copepoda); la Spirometra da vertebrati (anfibi, rettili, uccelli). A differenza degli altri cestodi che non sono generalmente considerati molto patogeni queste specie provocano diarrea, perdita di peso e vomito. Trattabile con praziquantel
Nematodi, Dirofilaria spp. (heartworms)
La Dirofilaria immitis, anche se colpisce prevalentemente i cani causando la filariosi, puo' pero' colpire anche i gatti(9) ed è almeno altrettanto pericolosa in quanto non esistono cure efficaci/tollerate.
La diffusione di questi parassiti anche in aree non tradizionalmente colpite è conseguenza della rilocazione (es. adozioni da aree endemiche) di cani affetti da microfilarie che possono essere trasmesse ai gatti e dei cambiamenti climatici (aumento della temperatura. umidità) che favoriscono la diffusione di zanzare vettori-competenti (almeno 70 specie diverse) per la trasmissione dell'infezione.
A differenza dei cani i gatti sono più resistenti alle infezioni da forme adulte di Dirofilaria immitis (in condizioni sperimentali 1/4 dei gatti non si infetta e gli altri sviluppano meno di un sesto dei vermi adulti rispetto al cane) ma la minore massa corporea fa sì che anche la presenza di pochi vermi possa risultare fatale.
I segni clinici si hanno in conseguenza dell'arrivo dei vermi nei vasi polmonari che causano una risposta infiammatoria acuta a livello vascolare e parenchimale con conseguente morte di questi vermi che può condurre a tromboembolismi fatali. In questa fase si hanno sintomi quali tosse, attacchi simili all'asma (HARD hertworm-associated respiratory disease), soffio cardiaco sistolico; occasionalmente difficoltà a camminare e convulsioni. In altri casi si ha collasso e morte improvvisa.
La diagnosi non è semplice: i test anticorpali positivi indicano al più un sospetto, i test antigenici sono significativi solo quando positivi; radiografia ed ecocardiografia sono utili ma non definitivi.
Terapia: in gatti che non manifestano sintomi evidenti ma solo evidenze radiografiche suggestive di infezione da heartworms è prudente monitorare l'animale e attendere una risoluzione spontanea. In presenza di segni radiografici, test Ag/Ab positivi, ai primi segni clinici si può intervenire con la somministrazione di cortisteroidi. In casi severi sono indispensabili, oltre i corticosteroidi le terapie di supporto (ossigeno, broncodilatatori, ecc.). Gli antiparassitari adatti ad uccidere i vermi adulti (ivermectina) sono considerati l'ultima possibilità, per gatti in condizioni stabili, quando la terapia di supporto e/o cortisonica non risulta essere sufficiente: questo perché la morte dei parassiti è causa di reazioni anafilattiche. È da prendere in considerazione l'opzione chirurgica consistente nella rimozione fisica dei vermi attraverso venotomia giugulare o toracotomia una volta identificata la locazione dei parassiti per via ecografica.
Viste le difficoltà diagnostiche, le scarse e complesse possibilità terapeutiche e il rischio di morte improvvisa la prevenzione diventa l'unica, concreta arma di difesa contro questi parassiti. Nelle zone endemiche è raccomandato un regolare trattamento mensile durante la stagione calda.
Nematodi, strongili (lungworms)
Nei gatti la principale forma di parassitosi polmonare è data dalla specie Aelurostrongylus abstrusus e secondariamente, con prevalenza molto inferiore, dalla specie Capillaria spp.
Si tratta di un piccolo nematode (7-10mm di lunghezza) che si insedia nel tessuto polmonare. Si acquisisce attraverso l'ingestione di lumache ma anche lucertole e piccoli roditori o per altre vie non definite: le larve raggiungono i polmoni in breve tempo ma si vedono nelle feci dopo circa un mese dove si possono identificare con la tecnica di Baermann (sempre su più campioni). La radiografia evidenzia lesioni alveolari generalizzate e la presenza di noduli non specifici. Si può rilevare deperimento, tosse, dispnea, sibili polmonari; in alcuni casi la presenza di questi parassiti può non risultare evidente alla visita clinica ma causare seri problemi qualora l'animale venga anestetizzato (es. randagi per sterilizzazione). Infestazioni massive da Aelurostrongylus possono essere letali. Il trattamento di prima scelta è il fenbendazolo ma si è visto che anche il selamactin e altri prodotti antiparassitari hanno una buona efficacia(10).
Recentemente sono state individuate due nuove specie di metastrongiloidi (Troglostrongylus brevior e T. subcrenatus) che danno problemi respiratori analoghi al più noto A. abstrusus(11); L'aspetto interessante è dato dal fatto che si sono trovate evidenze della trasmissione verticale e non tramite l'ingestione di lumache (come invece si ritiene sia per A. abstrusus)(12).
Capillaria aerophila (Eucoleus aerophilus): non è tipico nei gatti (prevalenza nelle volpi) ma è stato identificato anche nei gatti: sono piccoli vermi (25-35mm) che si trovano nei seni nasali frontali, trache, bronchi; le uova giacciono nei polmoni causando tosse, starnuti e scolo nasale. Le uova possono essere identificate con BAL (lavaggio broncoalveolare) o dall'esame delle feci (flottazione). Trattabili con fenbendazole o ivermectina. Anche qui, in caso di sospetto, è preferibile trattare comunque piuttosto che sottoporre il gatto ad esami invasivi quali un BAL.
Vermi sottocutanei, threadworms, vermi esofagei
Alcuni nematodi, sebbene rari, possono causare problemi dermatologici o all'esofago:
- Dirofilaria repens: la dilofilariasi è una malattia cutanea causata da un nematode veicolato dalle zanzare: la Dirofilaria repens. Causa papule, noduli sottocutanei, prurito, eritemi e croste come conseguenza dell'azione meccanica, tossica ed immunomediata indotta dal parassita. I gatti sono meno soggetti dei cani anche se ci sono casi segnalati. Può essere trasmessa all'uomo. La diagnosi, in presenza di segni clinici, si può avere dalla presenza di microfilarie, quando la ricerca antigenica della Dirofilaria immitis è negativa, si può verificare con il test di Knott (su sangue)(13). C'è un case report(14) relativo alla presenza di D. repens nel fegato; non ci sono trattamenti approvati.
- Spirocerca lupi: si tratta di un verme esofageo raramente presente nei gatti; causa noduli che possono ostacolare la deglutizione e rendere difficoltoso il respiro, possono causare vomito e scialorrea. Quando le larve penetrano nei vasi sanguigni possono causare aneurismi. La diagnosi si ottiene principalmente per endoscopia. Non ci sono trattamenti approvati sui gatti(15).
- Strongyloides tumefaciens, S. stercoraris, S. cati: si tratta di vermi piccoli e sottili (alcuni mm di lunghezza, 0.5 mm di spessore) che possono causare dermatiti pruriginose, tosse, diarrea (con sangue), occasionalmente sintomi neurologici. L'infezione avviene attraverso la cute o per ingestione di feci infette o per trasmissione verticale(16).
Nematodi oculari o telazia (eyeworms)
Questi piccoli vermi biancastri (Thelazia californiensis e T. callipaeda) possono installarsi nel sacco congiuntivale, nei dotti lacrimali e sotto le palpebre. Provocano infiammazione della congiuntiva, eccessiva lacrimazione, lesioni corneali: raramente portano alla cecità. Il trattamento di prima scelta è quello della rimozione fisica, si può usare, per somministrazione orale, una minima dose di milbemicin oxime(17).
Anche il Toxoplasma (coccidia) può essere causa di patologie oculari (uveite).
Trematodi (flukes)
I trematodi (flukes) sono elminti che rivestono una significativa importanza in altre specie ma sono rarissimi nei gatti anche se esistono report in cui si evidenziano gravi patologie epatiche (pancreatiti, cirrosi) causate da questi parassiti. Si citano per completezza.
- Eurytrema procyonis: questi vermi di piccole dimensioni (meno di 3mm) si localizzano nel dotto pancreatico e causano pancreatiti evidenziabili dall'aumento della lipasi pancreatica fPLI e diagnosticabili per esame feci con flottazione. Un case report indica come efficace il trattamento con praziquantel/pyrantel/febantel(18); è anche suggerito il fenbendazole.
- Amphimerus pseudofelineus: questo parassita colpisce direttamente il fegato e può causare una severa cirrosi anche mortale. I sintomi sono di anoressia, diarrea, vomito periodico, ittero ed inialmente epatomegalia. Trattabile con praziquantel(19).
- Opisthorchis spp: fluke che si insedia nei dotti biliari e pancreatici e nel piccolo intestino. La presenza a lungo termine di questi parassiti puo' provocare carcinomi del fegato o del pancreas. Farmaci extra-label sono il fenbendazolo o il praziquantel.
- Platynosomum concinnum:altro piccolo fluke di pochi mm che si può trovare nella bile e nei dotti pancreatici. Il gatto acquisisce questo parassita mangiando lucertole infette. Possono esserci infezioni severe (dette avvelenamento da lucertola) che provocano letargia, anoressia, vomito persistente, ittero, ingrossamento dell'addome e morte. Il trattamento è con praziquantel.
- Alaria spp, Paragonimus kellicotti: sono parassiti che richiedono uno o due ospiti intermedi prima di diventare infettivi; P. kellicotti provoca cisti polmonari che possono provocare sintomi respiratori importanti (dispnea, pneumotorace, emottisi, ecc.). Il parassita Alaria spp risiede normalmente nel piccolo iintestino ed è asintomatico ma può migrare nei polmoni causando emorragie polmonari
Protozoi
I protozoi sono organismi eucarioti, cellule nucleate unicellulari funzionalmente indipendenti con una struttura cellulare relativamente complessa che si distinguono a loro volta in base agli strumenti di mobilità di cui dispongono (flagelli, cilia, ecc). Protozoo non è sinonimo di parassita: infatti delle circa 32.000 specie ad oggi esistenti sono 11.000 sono parassiti di vertebrati o invertebrati mentre gli altri vivono liberamente in ambiente acquatico o terrestre.
- trasmissione diretta: i trofozoiti passano da un organismo all'altro sfruttando contatti i intimi degli ospiti: è il caso della tricomoniasi che sfrutta il contatto sessuale
- trasmissione oro-fecale: assumendo la forma cistica che è molto resistente all'ambiente, passano attraverso le feci e vengono poi ingerite attraverso acqua/cibo contaminato: è il caso della Giardia.
- trasmissione "vector-borne": i trofozoiti presenti nel sangue passano a zecche/insetti succhiatori che a loro volta infettano altri animali (es trypanosoma)
- trasmissione predatore-preda: il protozoo persiste in forma cistica nei tessuti di un animale preda (erbivoro, roditore) e passa al predatore che se ne ciba
Le infezioni protozoarie dei gatti colpiscono prevalentemente il sistema gastroenterico ed appartengono alle sottofamiglie dei flagellati (Giardia e Tritrichomonas) e dei coccidi (Isospora, Toxoplasma, Cryptosporidium, ecc).
Comportano spesso sintomi aspecifici o autolimitanti e sono come sempre più gravi nei cuccioli e/o soggetti debilitati. A volte ci possono essere sintomi più severi associati o meno ad altre infezioni batteriche o virali. La diagnosi non è semplice in quanto gli esami coprologici non sono sempre significativi e bisogna ricorrere a tecniche molecolari (PCR) o immunoenzimatiche (ELISA). Il trattamento è complicato anche perché c'è carenza di farmaci specifici e in alcuni casi bisogna ricorrere a farmaci extra-label.
Da notare che alcuni protozoi hanno importanti implicazioni zoonosiche.
Ci sono poi altri protozoi, rari, quali ad esempio il Citauxoon (pericoloso) o la Babesia, che infettano le cellule ematiche (emoprotozoi) e sono classificabili anche come vector-borne disease, categoria alla quale appartengono anche batteri e virus veicolati da artropodi.
Giardia
Le infezioni da Giardia spp si manifestano in due forme: la presenza dei tropozoiti (uno stadio dello sviluppo del parassita) nel tratto intestinale, rilevabili nelle feci che, essendo poco resistenti alle condizioni ambientali non sono causa di trasmissione, e la forma cistica, molto resistente, che è invece il veicolo di trasmissione. Dopo l'ingestione delle oocisti, in conseguenza dell'azione degli enzimi pancreatici e dei acidi gastrici le cisti rilasciano gli sporozoiti nel duodeno e da qui, nel gatto, si localizzano prevalentemente nell'intestino digiuno e ileo. La patogenesi della giardiasi non è del tutto nota comunque la malattia clinica pare essere il risultato di malassorbimento ed ipersecrezione di elettroliti; l'istopatologia evidenzia segni simili all'allergia alimentare o IBD.
L'esame delle feci non sempre è indicativo sia per il fatto che l'escrezione di cisti e tropozoiti (uno stadio dello sviluppo del parassita) è intermittente (almeno 3 campioni nell'arco di alcuni giorni) , sia per la difficoltà di identificazione; esistono però dei test antigenici più affidabili con metodica ELISA per cane e gatto o l'immunofluorescenza.
L'infezione colpisce prevalentemente i cuccioli e negli adulti è spesso asintomatica o è causa di diarrea cronica pastosa, anoressia, vomito, perdita di peso, letargia: i sintomi sono più evidenti nei soggetti immunocompromessi.
La giardiasi può essere trattata con metronidazolo, fenbendazolo o con una associazione dei due principi attivi. Non ci sono studi controllati ma può essere utile, come terapia aggiuntiva una dieta ricca di fibre e probiotici.
Tritrichomonas foetus
Sono dei protozoi flagellati molto mobili che esistono solo come trofozoiti (non formano cisti) e si riproducono per fissione binaria. Il T. foetus è stato individuato come causa di diarrea nei gatti solo nel 2003. Presumibilmente viene trasmesso orizzontalmente attraverso la condivisione delle lettiere e l'ingestione del patogeno via grooming.
La patogenicità del T. foetus è legata anche agli effetti citotossici che causa nell'epitelio del piccolo e grande intestino dove si insedia. L'infezione, quando si presenta, causa feci semi formate con sangue e muco, incontinenza legata ad irritazione e dolore all'ano. Spesso l'infezione da T. foetus è misdiagnosticata con Giardia per cui è bene tenere in considerazione la possibilità del T. foetus quando fallisce la terapia per la Giardia. Il normale esame delle feci non è utile alla diagnosi. Si può prelevare un campione tramite introduzione e successiva aspirazione di soluzione sterile salina nel colon e poi esaminato direttamente a microscopio o, meglio, tramite PCR. In ogni caso il campione deve essere fresco (si perde sensibilità nell'analisi già dopo 6 ore), non deve essere refrigerato e non deve esserci contaminazione con la lettiera. Un test positivo va considerato valido, un test negativo, in presenza di segni clinici, va considerato sospetto e quindi ripetuto.
È possibile trattare questa parassitosi con ronidazole (extra-label)(20) monitorando però il soggetto in quanto questo farmaco può avere effetti neurotossici (letargia, atassia, convulsioni). Non sono riportate alternative farmacologiche valide(21).
Coccidi (Isospora, Cryptosporidium, Toxoplasma, ecc)
I coccidi sono parassiti intracellulari obbligati che normalmente colpiscono le cellule del tratto intestinale; tra le specie più importanti, dal punto di vista patogenico nel gatto si ha Cystoisospora spp (Isospora felis, I. rivolta) e Toxoplasma gondii; tra gli altri coccidi si ricorda il Cryptosporidium spp mentre Hammondia spp e Sarcocystis spp non hanno rilevanza clinica e non necessitano di trattamenti. Spesso, specie in ambienti con molti animali, si riscontrano delle infezioni endemiche asintomatiche. Nel caso di cuccioli, animali immunosoppressi e/o in presenza di altre coinfezioni si hanno diarree anche severe e/o letali. Non tutti questi parassiti appartenenti alla classe Coccidia causano una sintomatologia analoga (ad esempio il Toxoplasma può, sebbene raramente, causare sintomi neurologici)
Isospora spp (I. felis, I. rivolta)
I coccidi della specie Isospora sono tra i più comuni che infettano cani (I. canis ed altri) e gatti (I. felis e I. rivolta). Dopo l'ingestione, le oocisti in presenza di bile liberano gli sporozoiti che invadono l'intestino, alcuni penetrano la parete intestinale e raggiungono i linfonodi meseraici e altri organi quali fegato e milza dove formano delle cisti unicellulari (asintomatiche). In alcuni casi non c'è replicazione e queste cisti possono rimanere a vita nell'ospite e/o dare origini a reinfezioni.
Negli animali adulti immunocompetenti la coccidiosi è asintomatica e una eventuale diarrea è da considerasi incidentale o conseguenza di altre infezioni concomitanti. Principalmente nei cuccioli, in presenza di infestazioni massive in soggetti immunodepressi (anche come conseguenza di stress) si può avere diarrea emorragica, anoressia, vomito, depressione mentale e anche morte.
Durante il periodo di escrezione le oocisti possono essere diagnosticate con l'esame delle feci per flottazione: poiché l'escrezione non è continua un esame negativo non è indicativo dell'assenza di infezione. Esistono anche test antigenici ELISA commerciali.
Possono essere usati diversi farmaci per il trattamento delle coccidiosi: i sulfamidici o la clortetraciclina. Le oocisti infettive possono resistere mesi nell'ambiente per cui è importante la decontaminazione con trattamenti a vapore e/o disinfettanti contenenti ammoniaca.
Cryptosporidium spp.
Cryptosporidium è un coccida ubiquitario che si insedia nell'epitelio del sistema respiratorio e digestivo di mammiferi, uccelli, rettili. Ne esistono molte specie e spesso sono relativamente specie-specifiche: ad esempio quelle che interessano rettili ed uccelli non interessano i mammiferi. Nei gatti naturalmente infetti sono state riscontrare solo le specie C. felis e C muris; a differenza di altri coccidi l'intero ciclo di sviluppo è in un singolo ospite.
Esistono molti studi circa la diffusione di questo parassita in cani e gatti (indicativamente con prevalenza <= 10-15%) ma relativamente pochi report di casi clinici. La trasmissione si ha per via oro-fecale; sono organismi molto resistenti alle condizioni ambientali e molto infettivi: in umana sono sufficiente meno di 100 oocisti a scatenare la malattia. Analogamente alla Giardia al danno causato dal parassita si sommano gli effetti della risposta immunitaria del soggetto. Perdita dei microvilli, degenerazione dell'epitelio (del piccolo intestino), piccoli infiltrati linfocitici sono altrettanti elementi che spiegano malassorbimento ed altre alterazioni funzionali del tratto gastroenterico (diarrea, anoressia, perdita di peso, raro il vomito). La manifestazione clinica è spesso associata ad altre coinfezioni (parassitarie, virali, immunodeficienza da FIV/FeLV o altre condizioni di stress).
La diagnosi non è semplice: i gatti espellono un numero di oociisti molto basso e ciò rende problematico l'esame coprologico per cui è necessario utilizzare tecniche di concentrazione e colorazioni particolari (es Ziehl-Neelsen) per aumentarne la sensibilità. Sono disponibili test antigenici ELISA ed è possibile la ricerca di anticorpi specifici (anche se possono risultare negativi in presenza di segni clinici o positivi in loro assenza perché le IgG possono persistere per mesi e anni).
Ci sono pochi report circa i possibili trattamenti: tra questi si segnala l'uso dell'azitromicina che è ben tollerata nei gatti.
Toxoplasma gondii, Sarcocystis, Neospora
Toxoplasma gondii è un coccida intracellulare obbligato che infetta quasi tutti i vertebrati a sangue caldo compreso l'uomo: il gatto e gli altri felini sono l'ospite definitivo di questa specie ed espellono le oocisti.
I gatti si infettano attraverso di T. gondii l'ingestione di animali infetti e/o carne cruda; questi, penetrando l'epitelio del piccolo intestino iniziano un complesso ciclo vitale al cui termine le oocisti non infettive passano nelle feci. Le oocisti diventano infettive solo dopo 1-5 giorni dall'esposizione all'aria e all'umidità e possono sopravvivere per mesi nell'ambiente.
Nei gatti il T. gondii ha un clclo di vita enteroepiteliale che porta alla formazione e dispersione nell'ambiente attraverso le feci di oocisti e un clclo di vita extraintestinale (che interessa anche gli altri vertebrati suscettibili) in cui si ha interessamento di diversi tipi di tessuto tra cui il SNC.
Il tipo e la severità dell'infezione dipende dal grado e dalla localizzazione; i tachizoiti (la forma asessuate del parassita) per vivere e riprodursi devono obbligatoriamente penetrare delle cellule causando delle necrosi focali che possono interessare diversi organi tra cui fegato, muscoli, polmone, occhio, cervello, ecc. Queste lesioni possono risultare fatali ma spesso la risposta immunitaria dell'ospite è sufficiente a contenere l'infezione anche se le cisti nel tessuto possono persistere per tutta la vita e dare luogo a riacutizzazioni in seguito a rottura e conseguente rilascio dei bradizoiti (la forma a lento sviluppo). La riacutizzazione è spesso associata a coinfezioni e/o stati di immuodepressione naturale (es FIV, FeLV) o iatrogena (cortisteroidi, ecc)
L'infezione acuta è comunque relativamente rara. I cuccioli possono essere infettati in utero e in questo caso l'esito è frequentemente letale. Nei pochi casi di adulti con infezione manifesta (spesso immunocompromessi) si hanno segni sistemici che includono febbre, anoressia, dispnea, dolore addominale, infiammazione oculare e segni neurologici (tremori, convulsioni) dovuti ad infiammazioni granulomatose che interessano linfonodi, polmone, fegato ma anche uveiti e raramente sintomi neurologici. In rari casi la toxoplasmosi può dare sintomi dermatologici(22).
La diagnosi tramite la rilevazione di anticorpi nel siero (IgG, IgM) deve essere accuratamente interpretata in quanto la solo un incremento importante (maggiore di 4 volte) delle IgG e/o un titolo > 1:64 delle IgM è indicativo di infezione in corso mentre negli altri casi significa solamente che il gatto è entrato in contatto con il toxoplasma(22a)
In letteratura(23) sono anche riportati casi di malattia sistemica attribuiti ad organismi Toxoplasma gondii-like con un inusuale coinvolgimento del midollo spinale cervicale.
Il trattamento con clindamicina è efficace e porta ad una attenuazione dei sintomi già dopo pochi giorni.
Il toxoplasma è molto noto per via della possibilità di indurre danni al feto quando colpisce una donna in gravidanza: rischio che viene primariamente attribuito ai gatti ma in realtà è molto sovrastimato e con semplici misure igieniche si può minimizzare/annullare. Inoltre è utile ricordare che moltissime persone hanno gli anticorpi contro la toxoplasmosi e l'infezione transplacentare può avvenire solo quando una donna gravida si infetta per la prima volta (cioè quando è negativa al toxoTest)(24).
Altri protozoi della stessa famiglia del T. gondii (Sarcocystidae)
- Neospora caninum: a neosporosi è una importante malattia neuromuscolare nei cani che può essere mortale nei cuccioli ma anche in animali adulti immunocompromessi può causare gravi patologie quali polimiositi, miocarditi, affezioni polmonari. Nel gatto non ci sono evidenze di infezioni cliniche da N. caninum se non report che riportano una positività anticorpale al protozoo. In uno studio sperimentale(25) si sostiene che può esserci misdiagnosi con l'infezione da Toxoplasma
- Sarcocystis: questo altro protozoo, S. neurona che negli equini è causa di mieloencefalite, è stato trovato nel tessuto muscolare dei gatti senza che generalmente siano stati segnalati casi clinici. E però pubblicato un caso clinico riguardante un cucciolo che presentava dolore spinale, atassia e anisocoria, positivo a Sarcocystis spp e sopravvissuto con trattamenti antiprotozoari(26).
Babesia spp
Tropozoiti di Babesia canis in eritrociti di gatto (tratto Journal of Clinical Microbiology) Jan 2004 pp 99-105
Si tratta di protozoi intraeritrocitici (piroplasmi) il cui vettore principale sono le zecche (anche se per alcune specie la modalità di trasmissione non è certa); dopo essere state inoculate attraverso il morso infettano gli eritrociti, dove si moltiplicano per fissione binaria, causandone la rottura ed infettandone altre. Ci sono più di 100 specie di organismi che infettano cani, umani e gatti. Causano anemia emolitica (microcitica, ipocromica rigenerativa), anoressia, febbre, depressione e splenomegalia. La diagnosi si ha attraverso l'identificazione del pirosplasma negli eritrociti, cosa non sempre facile (striscio ematico con colorazione Giemsa o Diff-Quick, immunofluorescenza, alcuni laboratori offrono PCR), specie nelle fasi non acute della malattia.
Nei gatti, in Europa, sono riportati solo casi sporadici.
Ci sono poche informazioni circa la cura della babesiosi nei gatti: il trattamento di scelta è imidocarb diproprionate; per la specie B. felis: primaquine fosfato. Può rendersi necessario ricorrere a fluidoterapia e trasfusione.
Altre informazioni qui(27).
Cytauxoon
Scoperto originariamente in USA negli anni '70 questo parassita, un emoprotozoo vectorBorne è stato individuato anche in Europa e in Italia(28).
Si tratta di un protozoo trasmesso da una zecca (Amblyomma americanum) il cui ospite naturale è la lince rossa e il gatto un ospite aberrante: l'infezione da Cytauxzoon può avere un esito fatale anche se ci sono casi riportati di sopravvivenza senza trattamento; non è dimostrata la trasmissione orizzontale né verticale.
Il parassita infetta inizialmente i globuli bianchi (specificatamente macrofagi) creando dei trombi che provocano ischemie e necrosi dei tessuti. La rottura di dei globuli bianchi porta ad una infezione secondaria degli eritrociti. I segni clinici sono inizialmente aspecifici (depressione, letargia, anoressia) cui segue forte ipertermia, CID (coagulazione intravasale disseminata) ittero, linfoadenopatia, epatosplenomegalia. In assenza di trattamento la morte sopravviene nell'arco di 2-3 giorni dopo il picco febbrile. Nei gatti con infezione acuta si registra leucopenia con neutrofili tossici, trombocitopenia e anemia normocitica/normocromica. Si riscontrano anche iperbilirubinemia e ipoalbuminemia; in alcuni casi si ha innalzamento degli enzimi epatici e azotemia. La presenza del parassita si può diagnosticare da vetrino e/o con PCR.
La terapia consiste nel trattamento di supporto (fluidi, eparina, alimentazione parenterale, ossigeno, trasfusione) e nella somministrazione di antiprotozoari (atovaquone) e antibiotici (azitromicina). Gli animali che sopravvivono possono rimanere permanentemente infetti dal piroplasma. Sono raccomandati i trattamenti antiparassitari contro le zecche anche se non sono sempre efficaci nel prevenire questa infezione.
Leishmania
Si tratta di un protozoo trasmesso da alcune specie di flebotomi (o pappataci o sand fleas) che interessa principalmente i cani ma è stato riportato anche nei gatti spesso come infezione subclinica o asintomatica. Diversi casi sono stati identificati anche in Italia tipicamente nelle stesse aree dove si registrano infezioni a carico di cani e umani(29).
I principali segni clinici sono lesioni dermatologiche e mucocutanee (ulcere generalmente non dolenti localizzate ai bordi della mucosa oronasale) e linfoadenopatia. Alcuni gatti presentano uveite, blefarite e altre patologie oculari. Si possono avere anche stomatiti e sintomi aspecifici quali cachessia, febbre, vomito, diarrea, poliuria/polidipsia, ecc.
L'infezione è diagnosticabile con test anticorpali (con titoli significativamente alti) e in genere tutte le metodologie in uso per i cani (citologia/istologia, PCR). Sono state riportate associazioni tra leishmaniosi e FIV.
La prevenzione non può essere fatta usando i farmaci normalmente in uso per i cani in quanto spesso contengono permetrina che per i gatti è gravemente tossica. Possono essere usati prodotti a base di flumethrin.
Ulteriori informazioni sulla leishmaniosi felina qui (30).
Trattamento: esistono pochissime pubblicazioni relative al trattamento della leishmaniosi felina; ci sono indicazioni sull'utilizzo dell'Allopurinolo.
Hepatozoon spp
L'epatozoonosi è una patologia principalmente riferibile ai cani e causata da un protozoo (Hepatozoon sp) veicolato dalle pulci. Casi di epatozoonosi felina (FeHPZ) sono stati riportati in Asia, Africa, USA ma nche in Francia e Spagna; la caratterizzazione specifica dell'agente (H. canis, H. felis, ecc) come del vettore non è nota.
Il protozoo (Hepatozoon spp) è un parassita degli artropodi succhiatori con i vertebrati come ospite intermedio che generalmente si infettano attraverso l'ingestione degli insetti infetti. Normalmente causa una infezione subclinica riscontrabile nei neutrofili; la malattia clinica è rara: in un caso è stata riportata perdita di peso, piressia e anoressia intermittente, anemia non rigenerativa progressiva, linfoadenopatia e ittero(31).
La malattia è associata con infezioni del miocardio(32) e dei muscoli con valori elevati di creatinchinasi (CK); nei pochi casi riportati c'è associazione con FIV e/o FeLV (33). La diagnosi si ha dalla rilevazione dell'agente infettivo nel citoplasma dei neutrofili sebbene il livello della parassitemia interessi solo una piccola percentuale dei neutrofili. Tra i trattamenti proponibili, sulla base di pochi case report, si ricorda oxitetraciclina e premaquine; la doxiciclina non ha dato chiari risultati. Una ulteriore fonte informativa su questa malattia qui (34).
Vector-borne diseases (malattie trasmesse da parassiti)
In questa categoria vengono raggruppate tutte quelle malattie i cui agenti eziologici sono batteri e virus veicolati da artropodi quali zecche, zanzare, mosche, flebotomi, pidocchi e pulci.
Da notare che si possono considerare "vector-borne" anche altre specifiche infestazioni da elminti e protozoi trasmesse da vettori quali ad esempio la filariosi che è causata da un nematode (Dirofilaria immitis) ma trasmessa da un tipo di zanzara, o la leshmania che è un protozoo (Leishmania infantum) trasmesso dai flebotomi. In questa pagina queste patologie vengono classificate sia come vector borne sia come protozoi o elminti proprio per rimarcare l'intersezione delle categorie.
Si tratta di patologie importanti, di non sempre facile diagnosi e trattamento, i cui segni clinici seguono lunghi periodi di incubazione e gli animali affetti diventano o possono diventare serbatoi (reservoir) dell'infezione. Alcuni di queste infezioni sono trasmissibili all'uomo (zoonosi).
Molte di queste infezioni sono conseguenza dei cambiamenti climatici e della trasmigrazione di animali da aree endemiche verso aree prima esenti (es leishmaniosi nel nord Italia).
Francisella tularensis (tularemia)
La tularemia è una infezione batterica acuta che colpisce prevalentemente i lagomorfi ma anche cani, gatti e l'uomo, diffusa nell'emisfero settentrionale, ed è causata da un batterio Gram-negativo intracellulare facoltativo denominato Francisella spp. Se ne conoscono due ceppi: A e B ed il primo è quelo più patogeno per l'uomo e i felini. Viene trasmessa principalmente da zecche (Dermacentor spp, Amblyomma americanum) e puntura di zanzare ma attraverso il consumo di carne di coniglio o acqua contaminata.
I segni clinici, molto variabili e non caratteristici, spaziano da moderate infezioni localizzate alla malattia sistemica acuta fatale (specie nei cuccioli). Tra i sintomi della malattia sistemica: febbre depressione, ingrossamento dei linfonodi, interessamento di fegato e milza, ittero. L'infezione localizzata presenta piaghe ed ascessi sottocutanei cronici. La malattia causa anche leucocitosi con spostamento a sinistra, panleucopenia, trombocitopenia, alterazione degli enzimi epatici e meno frequentemente iperbilirubinemia.
La diagnosi definitiva si ha attraverso coltura batterica dagli essudati. In umana il trattamento di prima scelta è con gentamicina e streptomicina; nel gatto si può usare doxiciclina.
Il batterio Francisella tularensis può infettare anche a dosi minime (meno di 100 organismi per via aerea o inoculazione accidentale e per questo viene considerato un potenziale agente per bioterrorismo) per cui l'animale deve essere assolutamente ospedalizzato e gestito con la massima attenzione per via del rischio infettivo molto alto (guanti, maschere, occhiali).
Altre informazioni qui(35).
Coxiella burnetii (febbre Q, coxiellosi)
La Coxiella burnetii è un batterio intracellulare obbligato Gram-negativo aerobico recentemente classificato come coxiellacea nell'ordine legionelle (come Francisella t.). Nel cane e nel gatto provoca solitamente infezioni subcliniche; infezioni sperimentali su gatti hanno evidenziato febbre, letargia e anoressia per alcuni giorni ma non endocarditi e infezioni croniche come in umana; studi sierologici hanno evidenziato una più alta prevalenza di anticorpi nei cani che nei gatti.
Molte specie di zecche ed altri artopodi sono i naturali reservoir di questo organismo ma la via privilegiata di infezione è per inalazione o ingestione di questi batteri resistenti nell'ambiente. Gli animali che tipicamente sono oggetto di infezione subclinica possono a loro volta diventare reservoir del batterio e diffonderlo nell'ambiente attraverso feci e urine.
Questa infezione non è quindi tanto importante per la salute di cani e gatti quanto per il fatto che possono diffondere il patogeno che ha invece rilevanza sanitaria per l'uomo potendo colpire polmoni, cuore e fegato.
La classificazione MeSH di Coxiella burnetii e' la seguente:
Bacteria -> Gram-negative Bacteria -> Gram-negative Aerobic Bacteria -> Gram-negative Aerobic Rods and Cocci -> Coxiellaceae -> Coxiella -> Coxiella burnetii
Mycoplasma spp
La micoplasmosi o Feline Infectous Anemia (in precedenza nota come emobartonellosi) è causata da mycoplasmi, batteri gram-negativi della famiglia Mycoplasmataceae che può causare severa anemia emolitica. Si tratta di batteri caratterizzati dall'assenza di parete cellulare. I micoplasmi di interesse per i gatti sono il Mycoplasma haemofelis (haemobartonella felis nella vecchia denominazione) e altre due forme, Candidatus Mycoplasma haemominutum e Candidatus Mycoplasma turicensis (è riportato un caso di anemia emolitica severa in un studio sperimentale con M. turicensis su un gatto immunosoppresso) con minor potenziale patogeno (il "candidatus" indica che si è in attesa di una più precisa classificazione in quanto si tratta di batteri che non si è riusciti coltivare). Questi batteri attaccano la superficie dei globuli rossi e in alcuni casi possono penetrare all'interno delle cellule.
Si è vista una associazione tra infezione da mycoplasma ed età: M.haemofelis prevalentemente nei gatti giovani mentre la specie M. haemominutum sembra compire più i gatti anziani.
L'infezione può avvenire per trasmissione da artropodi quali pulci, zecche e zanzare ma anche per via iatrogena (es. trasfusione); sono stati riportati casi di trasmissione verticale e si sospetta la trasmissione diretta attraverso la saliva.
Questi batteri, anche nelle varianti meno patogene, possono causare anemia emolitica specie in gatti immunocompromessi, con altre infezioni concomitanti o che hanno subito splenectomia. La patogenesi si può distinguere in tre fasi: prebatteriemica, acuta, e carrier. Durante la fase acuta (18-30 gg) la mortalità può essere alta; negli animali che sopravvivono, l'ematocrito ritorna a valori quasi normali ma l'animale può rimanere carrier per anni malgrado l'apparente scomparsa del patogeno e ciò spiega la ricorrente ricomparsa della sintomatologia documentata in alcuni studi. La specie M. haemofelis può causare anemia emolitica acuta (rigenerativa) anche in gatti sani. La diagnosi si può avere da esame dello striscio ematico o, in modo più affidabile, tramite PCR che permette di discriminare tra i vari tipi. Il trattamento di base è con doxiciclina ma anche la pradofloxacina è considerata efficace contro l’infezione. Possono essere usati anche cortisonici per contenere la eritofagocitosi nella fase acuta e nei casi più gravi può essere necessaria la trasfusione (una o più, sempre con valutazione del gruppo e cross-match in caso di trattamenti ripetuti). Da notare che gli animali restano carrier anche dopo la guarigione e la parassitemia può riemergere in seguito a stress e/o immunosopressione. La durata di questa immunità non è nota.
La classificazione MeSH di Mycoplasma spp e' la seguente:
Bacteria -> Gram-negative Bacteria -> Tenericutes -> Mycoplasmatales -> Mycoplasmataceae -> Mycoplasma
Bartonella henselae
La bartonellosi, da non confondere con l'emobartonellosi (vecchia denominazione per la micoplasmosi) è causata da un batterio Gram negativo (Bartonella henselae e altre specie), parassita facoltativo intracellulare dei globuli rossi trasmesso principalmente da pulci attraverso le loro feci ma anche dalle zecche (Ixodes ricinus); non si trasmette da gatto a gatto in ambiente in cui le pulci sono assenti (quindi non attraverso morsi, saliva, condivisione delle lettiere, ecc). La prevalenza della infezioni da Bartonella nei gatti domestici e selvatici è piuttosto elevata (5-40% tra i domestici).
Questo batterio è l'agente del cosiddetto Cat Scratch Disease (malattia da morso di gatto) che si manifesta con papule o pustole sul sito del morso ed ha generalmente un decorso benigno anche se sono riportati casi di patologie importanti (osteomieliti, retiniti, ascessi epatosplenici, ecc) specie in bambini e/o persone immunosoppresse.
Nel gatto l'infezione può restare asintomatica o manifestarsi, specie nei soggetti immunodepressi con una lieve ipertermia, linfoadenopatia, uveite, gengivite, endocardite, lieve anemia transiente, lievi segni neurologici. Alcuni studi suggeriscono una correlazione tra FIV e Bartonella nelle gengiviti, stomatiti e linfoadenopatia senza che peraltro la correlazione sia stata statisticamente determinata.
Come trattamento diverse fonti indicano la doxiciclina ma anche amoxicillina-clavulanata e azitromicina. in ogni caso il trattamento è consigliato solo in presenza di sintomatologia; fondamentale anche qui la profilassi antiparassitaria. Qui una trattazione completa(36).
La classificazione MeSH di Bartonella henselae e' la seguente:
Bacteria -> Gram-negative bacteria -> Bartonellaceae -> Bartonella -> Bartonella henselae
Borrelia (malattia di Lyme)
Si tratta di spirochete (classe di batteri che vivono negli spazi intercellulari) trasmesse dalle zecche (Ixodes ricinus, I. scapularis) che possono infettare anche l'uomo (infezione nota come malattia di Lyme (37)). L'infezione richiede che la zecca resti attaccata all'animale per almeno 48 ore. L'infezione interessa prevalentemente i cani è comunque poco conosciuta in quanto spesso asintomatica: sono riportati sintomi di poliartrite e nefropatia (glomerulonefrite immuno-mediata). Sebbene sia stata riscontrata la positività anticorpale di gatti alla Borrelia burgdorferi ci sono rari report di questa patologia(38). I gatti pare abbiano maggiore resistenza al patogeno e generalmente non sviluppano segni clinici: in condizioni sperimentali hanno sviluppato prevalentemente artriti e sintomi neurologici.
Può essere infezione asintomatica o presentare zoppie ricorrenti, o acute, alternate su una e sull'altra zampa. Può dare anche glomerulonefriti. Il trattamento è con doxiclina.
Anaplasmataceae e Ricketsiaceae
Anaplasmataceae e Rickettsiaceae riferiscono entrambe a famiglie di batteri Gram-negativi, intracellulari obbligati veicolati da artropodi (zecche, pulci, ecc) capaci di provocare diverse patologie in umana e nei cani mentre sono meno patogeni/più rare nel gatto.
Questi organismi sono stati riclassificati nel 2001: alcune Ehrlichia spp. sono state inserite come Neorickettsie, altre come Anaplasma. I generi Ehrlichia e Neorickettsia sono stati posti sotto la famiglia delle Anaplasmatacee, mentre Rickettsia è rimasta sotto Rickettsiaceae. Questa riclassificazione che si è resa necessaria in conseguenza di una migliore conoscenza sul piano filogenetico di questi organismi ed è chiaramente causa di una certa confusione.
Nel seguito si citano le principali patologie di interesse per il gatto causate da questi organismi (altre info qui(39): ):
- Ehrlichiosi monocitotropica felina: non è stata identificata con certezza quale specie di Ehrlichia infetta i gatti (E. canis e/o altre) per cui si parla generalmente di Ehrlichia spp. Questi organismi infettano le cellule mononucleate del sangue (genericamente globuli bianchi) in modo meno patogeno di quanto non succeda per i cani. Non è chiara la via di infezione in quanto il ruolo degli artropodi è non stato dimostrato in modo definitivo. Nei pochi casi riportati si segnalano febbre, letargia, inappetenza e perdita di peso. Inoltre sono anche riportati: iperestesia, dolori articolari, dispnea, vomito, diarrea, splenomegalia, linfoadenopatia, distacco retinico e svariate alterazioni ematiche (leucopenia, leucocitosi, trombocitopenia, ecc). L'ehrlichiosi andrebbe considerata in d/d nei casi di leucocitosi e citopenia. Non si segnalano particolari, specifiche alterazioni biochimiche.
La diagnosi è complessa e comprende test sierologici, PCR, ricerca degli anticorpi specifici. Tra i trattamenti pssibili: doxiciclina oppure imdocarb. - Anaplasmosi granulocitotropica felina: la prima dimostrazione che il gatto è suscettibile alla specie Anaplasma phagocytophilum è stata sperimentale ma non ha evidenziato particolari segni clinici se non eosinofilia; segni clinci che si sono invece manifestati in un gatto FIV. Ulteriori conferme si sono avute in gatti che si sono infettati naturalmente. In aree dove sono presenti zecche della specie Ixodes spp è comune trovare gatti positivi a questo batterio.
I gatti mostrano febbre, anoressia, letargia e qualche volta tachipnea (aumento della frequenza respiratoria); i segni clinci restano di moderata entità e si risolvono con la terapia analoga a quanto riportato sopra per l'ehrlichiosi monocitotropica e cure di supporto. - Anaplasmosi trombocitotropica: questa patologia che coinvolge le piastrine ad opera del batterio A. platys (prima classificato come ehrlichia) è stato identificato anche nel gatto senza peraltro riuscire a riprodurre sperimentalmente la malattia. Nei cani provoca trombocitopenia, ipertermia moderata, uveiti, petecchie ed ecchimosi; a volte è asintomatica. La terapia consiste anche qui nella somministrazione di doxiciclina.
- RMSF: Rocky Mountain Spotted Fever: è una malattia da rickettsia portata dalle zecche (Dermatocentor spp) che colpisce le cellule endoteliali e i piccoli vasi (interessa principalmente umani e cani): per quanti riguarda i gatti si sa che possono risultare sieropositivi ma non ci sono conoscenze circa l'eventuale malattia clinica
- Neorickettisa risticii: è uno di quegli agenti che sono stati riclassificati (precedentemente erano considerati Ehrlichia); le neorickettsie non sono trasmessi direttamente da artropodi ma da lumache e pesci infetti. I gatti sono risultati suscettibili all'infezione per via sperimentale; l'infezione naturale è rilevabile dalla presenza di anticorpi senza peraltro che si sia riuscito ad isolare l'organismo. Non è chiara la via di trasmissione sebbene si presuma che possano essere coinvolte le pulci. È inoltre un patogeno trasmissibile per via ematica, quindi anche attraverso le trasfusioni. I sintomi includono anoressia, depressione, vomito diarrea, febbre intermittente, poliartrite, zoppia, ecc. La terapia consiste in doxiciclina ma non risolve del tutto la malattia in quanto si registrano episodi ricorrente di trombocitopenia e leucopenia.
- Wolbachia: si tratta di un batterio endosimbionte Gram-negativo che risiede in diverse specie di artropodi tra cui la comune pulce che infesta i gatti e nella Dirofilaria: il nematode responsabile della filariosi nel cane e nel gatto. La Wolbachia è quindi un "parassita del parassita" in quanto non è in grado di infettare direttamente i mammiferi. Si è visto che eliminando la Wolbachia dalle filarie prima di ucciderle si riducono le infiammazioni perivascolari polmonari e il rischio di trombosi rispetto ad uccidere direttamente le Dirofilarie. Il trattamento per l'eliminazione della Woibachia consiste in doxiciclina che riduce fortemente la presenza del pararssita per 3-4 mesi, dopodiché riprende ad infestare le filarie.
La classificazione MeSH dei batteri Gram-negativi à la seguente:
Bacteria -> Gram-negative bacteria -> Anaplasmataceae Anaplasma Anaplasma phagocytophilum ... ... Ehrlichia Ehrilichia canis ... ... Neorichettsia Neorickettsia risticii ... ... Rckettsiaceae Rickettsieae Rickettsia Richettsia felis Rickettsia rickettsii ... ... Wolbachia
Arthropod-borne virus (West Nile Virus, ecc)
I virus veicolati da artropodi colpiscono cani, gatti e umani. Sono degli RNA virus, si replicano senza particolare danno nei vettori (solitamente zanzare, zecche e moscerini) mentre invece possono causare danni nei vertebrati di cui sono ospiti. Gli animali domestici sono generalmente soggetti ad infezioni subcliniche; molti risultano essere stati esposti ma raramente si hanno manifestazioni cliniche.
Si tratta di una ventina di virus appartenenti alle famiglia Togaviridae, Floaviviridae, Bunyaviridae e Reoviridae; virus che colpiscono principalmente l'uomo, poi il cane e meno il gatto.
L'unico tra questi virus diffuso anche in Europa è il West Nile Virus (famiglia Flaviridae) che viene trasmesso principalmente dalle zanzare ma anche dalle zecche e fa parte della stessa famiglia cui appartengono altri importanti virus che causano encefalite nell'uomo. I dati sperimentali relativi al gatto segnalano febbre transiente, anoressia e letargia. La letteratura in materia è scarsa(40).
Trypanosoma spp. (malattia di Chagas)
Trypamosoma cruzi mastigote nel sangue (with acknowledgements to Steve J. Upton, Kansas State University)
Si tratta di protozoi diffusi nel sud e centro America o nell'Africa sub-sahariane. La specie T. cruzi, trasmesso da una cimice della specie Triatominae (kissing bugs), è l'agente responsabile della malattia di Chagas piuttosto diffusa in quei territori che può portare ad insufficienza cardiaca. I cani possono essere un reservoir di questo patogeno ma anche i gatti si possono infettare.
Un'altra specie che colpisce i gatti è il T. brucei brucei trasmesso dalle mosche tse-tse; si tratta di una rara parassitosi che colpisce il sangue. Le diverse specie di Trypanosoma appartengono allo stesso sottordine Trypanosomatina cui appartiene anche la Leishmania.
La specie T. brucei brucei, che non colpisce l'uomo, non va confusa con le specie Trypanosoma brucei rhodesiense e T. brucei gambiense che sono gli agenti eziologici della malattia del sonno (tripanosomiasi africana): una gravissima malattia letale se non trattata (e comunque i trattamenti sono molto pericolosi).
Altre info qui (41).
Trattamento delle parassitosi
Bisogna tenere presente che l'approccio corretto alle parassitosi è la prevenzione specie in alcuni casi (es filariosi) dove la cura non c'è o è molto difficile. Le infezioni parassitarie, a differenza di altre patologie e specie nei "gatti di casa", sono quasi tutte evitabili con una corretta e continuativa profilassi. Si sottolinea il "continuativa" perché sono sempre possibili le reinfezioni legate al complesso ciclo di vita dei parassiti, alla loro persistenza nell'ambiente, al contatto (anche occasionale) con altri animali, al fatto che non si sviluppano immunità significative.
Come si vede nel seguito sono disponibili molti principi attivi per uno stesso agente ed alcuni di questi hanno uno spettro di azione piuttosto ampio. Le indicazioni dei farmaci non sono uniformi in quanto soggette all'approvazione da parte delle diverse autorità di regolamentazione nazionali. Ci sono farmaci approvati in USA e non in Europa (e in Italia) e viceversa, per uno stesso farmaco ci possono essere indicazioni diverse, un farmaco può essere registrato per una specie e non per un'altra. In alcuni casi si tratta di un problema burocratico e in altri no: ad esempio gli antiparassitari contenti permetrina, registrati per i cani, non possono essere utilizzati nei gatti in quanto fortemente tossici (e si raccomanda di separare temporaneamente il cane dal gatto in quanto non sono rari i casi di avvelenamento conseguente a leccamenti). I gatti intossicati da permetrina devono essere sottoposti a cure intensive(42). Quindi...
IN MANCANZA DI REFERENZE AFFIDABILI MAI USARE UN FARMACO SE NON E' REGISTRATO PER QUELLA SPECIE E PER QUELLE INDICAZIONI
L'uso di un farmaco per una specie diversa e/o con una diversa indicazione e/o con diversa posologia viene detto utilizzo "extra-label" e sta ad indicare che il farmaco non è registrato per essere usato in quel modo/su quella specie ma ci sono studi che indicano l'efficacia.
Non ci sono indicazioni precise sull'insorgenza di resistenze agli antiparassitari in genere ma è precauzionalmente consigliabile non usare sempre lo stesso prodotto per periodi troppo lunghi.
Antielmintici
Si tratta di una classe di farmaci efficaci contro gli elminti e, in alcuni casi, contro alcuni ectoparassiti. Alcuni di questi principi attivi sono efficaci solo contro alcune specie (es cestodi), altri hanno uno spettro più ampio. In molti casi sono disponibili prodotti commerciali che includono più principi attivi proprio per garantire un più ampio spettro d'azione.
La somministrazione degli antielmintici va sempre effettuata seguendo le indicazioni, sia in termini di dosaggio che di frequenza. Il sottodosaggio comporta minor efficacia e il rischio di selezionare resistenza. Sebbene questi farmaci presentino un elevato profilo di sicurezza va evitato il sovradosaggio in quanto si risolve solo in una maggiore tossicità a carico dell'animale senza per questo ottenere una maggiore efficacia.
NON USARE SUI GATTI PRODOTTI PER CANI
NON USARE MAI SUI CUCCIOLI PRODOTTI PER GATTI ADULTI
Questo vale anche quando si tratta dello stesso principio attivo: spesso la concentrazione tra il prodotto in confezioni per cani è diversa da quella per gatti e quella per gatti adulti può essere diversa da quella per cuccioli. Quindi mai fare "risparmi" stupidi.
Un primo criterio di classificazione degli antielmintici riguarda l'efficacia del farmaco contro un determinato stadio di sviluppo del parassita: adultici che uccidono i vermi adulti, larvicidi che uccidono i vermi ai diversi stadi larvali, ovicidi che uccidono le uova. Alcuni principi attivi sono adulticidi e larvicidi, altri solo adulticidi, ecc.
Un secondo criterio di classificazione attiene alle specie di elminti contro cui il principio attivo è efficace: nematodicidi, cestodicidi, trematodicidi: anche qui alcuni farmaci sono efficaci su una o più specie e/o hanno una qualche efficacia anche nei confronti di alcune specie di protozoi.
Le principali classi di antielmintici in base alla loro struttura chimica sono:
- Benzimidazoli: l'azione di questi farmaci consiste nel causare paralisi e morte dei vermi attraverso l'inbizione del metabolismo del glucosio ottenuto legandosi alla tubulina, che è una proteina strutturale dei microtubuli (un componente del citoscheletro delle cellule coinvolti tra l'altro nel processo di motilità). Introdotti negli anni '60, sono farmaci caratterizzati da un buon profilo di sicurezza e sono efficaci contro diverse specie di nematodi. Il fenbendazolo appartiene a questa classe.
- Tetraidropirimidine: questi farmaci agiscono a livello di sistema nervoso attraverso l'inibizione dei processi di trasmissione dei segnali tra muscolo e nervi e tra neuroni: in tal modo si ottiene la paralisi e la morte del parassita. Tra i farmaci di questa classe si ricorda il pyrantel, nematodicida a spettro ristretto. Questi farmaci non hanno efficacia contro i vermi polmonari, cestodi e trematodi, scarsa efficacia contro gli stadi larvali.
- Isoquinoline: il meccanismo di azione non è del tutto noto: si presume un'azione a livello di membrane muscolari (influendo sulla permeabilità degli ioni di calcio) provocando paralisi o, per quanto riguarda i cestodi, agendo sul metabolismo dei carboidrati danneggiando così il tegumento (la superficie) del verme con la conseguenza di poter essere danneggiato dall'azione di enzimi ed altre sostanze. A questa classe appartiene il praziquantel che spesso è disponibile in combinazione con altri principi attivi per ampliarne lo spettro d'azione (le isoquinoline non sono efficaci contro i nematodi e trematodi)
- lattoni macrociclici: introdotti negli anni '80, sono una classe di farmaci ad alta efficacia contro endoparassiti (roundworms di tutti i tipi ma non trematodi e cestodi) ed alcuni ectoparassiti (pulci, acari) che a sua volta si distingue in due gruppi: le avermectine (ivermectina e selamectine) e le milbemicine (milbebicina ossima e moxidectina). Attraverso diversi meccanismi interferiscono sul sistema nervoso dei parassiti (nervi e cellule muscolari) causandone la paralisi e la morte; inoltre questi farmaci, in quanto vengono immagazzinati nel grasso e progressivamente rilasciati garantiscono un lungo periodo di protezione (da settimane a mesi). Si tratta di farmaci con un ottimo profilo di sicurezza ed anche indicati per la prevenzione della filariosi (uccidono le forme larvali, microfilarie) ma essendo anche efficaci contro le forme adulte possono causare effetti letali legati all'ostruzione dei vasi conseguente alla morte improvvisa di questi vermi. Per quanto la filariosi nei gatti sia relativamente rara è un elemento da tenere presente. Da rimarcare che le formulazioni iniettabili di ivermectina sono per grandi animali e quindi va posta la massima attenzione quando ci sia indicazione per l'uso nel gatto
Ectoparassiticidi
Esistono molti prodotti per la prevenzione e la cura da infestazioni di ectoparassiti (pulci, acari, ecc) e alcuni di questi sono efficaci anche per certi endoparassiti. Come per gli antielmintici anche questi prodotti si distinguono in base allo stadio di sviluppo del parassita contro cui sono efficaci e la specie.
È bene ripetersi: IN MANCANZA DI REFERENZE AFFIDABILI MAI USARE SUI GATTI PRODOTTI REGISTRATI PER CANI (ALCUNI PRINCIPI ATTIVI UTILIZZATI SUI CANI POSSONO ESSERE GRAVEMENTE TOSSICI SUI GATTI); MAI USARE PRODOTTI IN CONFEZIONE PER CANI SUI GATTI, MAI USARE PRODOTTI PER GATTI ADUTI SUI CUCCIOLI
tra le principali classi di questi farmaci dal punto di vista della loro composizione chimica ricordiamo:
- Insect Growth Regulators: ad essere precisi si tratta di una classe "funzionale" di farmaci che contempla prodotti che interferiscono con la sintesi della chitina ed altri che imitando l'azione di un ormone attivo nelle fasce della crescita provoca la morte o blocca la maturazione alla forma adulta di diversi insetti, ed in particolare delle pulci. Alla prima categoria appartiene il lufenuron, alla seconda il piriproxifene
- Neonicotinoidi: si tratta di farmaci che agiscono per contatto e/o ingestione, attivi su pluci, mosche e pidocchi ma non sugli acari. Sono molecole affini alla nicotina e agonisti di recettori nicotinici che vengono bloccati in modo irreversibile causando una sovrastimolazione delle cellule nervose e conseguente paralisi e morte. Questi recettori sono presenti anche nel sistema nervoso centrale e periferico dei mammiferi ma questi farmaci si legano più fortemente con quelli degli insetti garantendo in tal modo una relativa sicurezza. Questi farmaci, tra cui si annovera imidacloprid se usati a dosaggio/modo di somministrazione inappropriati possono provocare sintomi convulsioni, difficoltà respiratorie, andatura instabile, tremori, crampi. Comunque, anche su gattini di 6 settimane non si sono registrate reazioni avverse alla dose 5 volte superiore al normale.
- Fenilpirazoli: sono farmaci ad ampio spettro attive contro pulci, mosche, zecche, pidocchi e acari che agiscono per contatto. Queste molecole, la cui più nota è il fipronil, sono inibitori di neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale (GABA) che esistono anche nei mammiferi ma la molecola è maggiormente attiva contro quelli degli invertebrati. Sono molecole relativamente lipofiliche per cui, depositandosi nelle ghiandole sebacee ne assicurano un lento rilascio. I possibili effetti tossici sono analoghi a quelli sopra indicati per i neonicotinoidi. Attenzione ad usare sempre le formulazioni per gatti e non per cani per evitare sovradosaggio e possibile avvelenamento.
- Spinosine: si tratta di una molecola di relativamente recente scoperta (anni '90) il cui meccanismo d'azione non è del tutto chiaro ma agisce sui recettori GABA e nicotinici in modo diverso da altre molecole: si ha una sovraeccitazione del sistema nervoso dei parassiti esposti alla molecola che provoca contrazioni muscolari involontarie e li uccide in breve tempo. La via di somministrazione è orale e sempre con il cibo (la reazione avversa più comune è il vomito). Anche qui è importante seguire rigorosamente i dosaggi prescritti.
Antiprotozoari
Per antiprotozoari si intendono quei farmaci, apparteneti a diverse categorie (antibiotici, antimalarici, sulfamidici, anche alcuni antielmintici, ecc) che vengono usati per distruggere e/o inibire la proliferazione di varie specie di protozoi.
Queste le principali classi di farmaci efficaci contro i protozoi del gatto:
- Chinoline e Chinoloni (derivati): le chinoline sono dei composti organici tra i cui derivati si ricorda il chinino (uno dei primi antimalarici); i chinoloni sono degli antibiotici a largo spettro che funzionano inibendo la replicazione dei DNA dei batteri e cui derivano i fluorochinoloni usati anche in veterinaria. Tra i derivati di questi composti si ricorda atovaquone usato in combinazione con azitromicina per il trattamento della baesia e della cytauxoonosi nel gatto. A questa categoria appartengono anche altri derivati come il decoquinate usate contro l'epatozoonosi
- Diamidine aromatiche: a questa classe appartengono diversi farmaci tra cui l'imidocarb usato per trattare Babesia, Cytauxoon, Trypanosoma e altri protozoi. Hanno un effetto molto rapido nel risolvere i segni clinici, non eradicano completamente il patogeno ma hanno un'attività residua con effetto profiattico
- Nitroimidazoli: questa classe di antibiotici è efficace contro i protozoi enterici anaerobi che causano tricomoniasi, amebiasi, giardiasi. A questa categoria appartengono molecole quali metronidazolo, ronidazolo e altri. Molto usato è il metronidazolo, anche nella formulazione veterinaria ad uso orale associato a spiromicina che è attivo anche contro Clostridium, Campylobacter ed altri enterobatteri (oltre che essere utilizzato nelle malattie periodontali e nelle stomatiti). Viene considerato farmaco di prima scelta contro la giardia. Il farmaco è completamente assorbito dopo la somministrazione orale e si distribuisce uniformemente nei tessuti, nei fluidi extracellulari compresse le cavità con pus. Può dare reazioni avverse quali vomito e anoressia e in qualche caso segni neurologici (se usato ad alti dosaggi)
- Benzimidazoli: questi farmaci, tra cui si annovera il fendendazole, sono usati come antielmintici ed hanno efficacia anche contro alcuni tipi di protozoi tra cui la giardia. Un altro principio attivo di questa categoria è il febantel che si trova in associazione con altro in diversi antielmintici.
- Antibatterici e batteriostatici: i sulfamidici sono una classe di agenti antimicrobici batteriostatici ad ampio spettro che inibiscono la crescita di batteri gram positivi e negativi e di alcuni protozoi e coccidi; tra gli antibatterici va ricordata la clindamicina (prima scelta per Toxoplasma). Contro diverse classi di emoparassiti (mycoplasma, bartonella, rickettsie, ecc) viene utilizzzata la doxiciclina
- Altri principi attivi: tra questi si ricorda il toltrazuril che è efficace contro le coccidiosi e per controllare l'eliminazione delle oocisti nei gatti con infezioni acute da Toxoplasma; altri principi attivi (es allopurinolo) sono attivi contro leishmania e tripanosomiasi
Fonti:
- Infectious Diseases of the Dog and Cat; C. Greene; 4th ed.; Elsevier
- Plumb's Veterinary Drug Handbook; D. Plumb; 7th ed.; PharmaVet Inc.
- Saunders Handbook of Veterinary Drugs; M. G. Papich; 4th ed.; elsevier.
- Companion Animal Parasite Council
- Merck Manual, Veterinary Manual
- European Scientific Cousel Companion Animal Parasites
- American Association of Veterinary Parasitologist
- Para-Site, Australian Society of Parasitology